Riscoprire il piacere del caffè e del cappuccino al bar seduti al tavolino con le dovute distanze. In pochi però hanno avuto il coraggio di aprire l'attività nel centro storico di Porto Torres: troppe incognite ancora, disposizioni non chiare e l'organizzazione del personale da valutare economicamente.

"Con il distanziamento abbiamo perso qualche posto ma abbiamo lavorato tanto e siamo andati bene - racconta Salvatore Riu, gestore del bar Le Carrè - un chilo e mezzo di caffè finito in 200 tazzine servite ai tavoli, la metà di quello che si serviva prima del lockdown ma sono soddisfatto. Difficile valutare per ora, perché mancano protocolli chiari su come accompagnare gli aperitivi con gli stuzzichini al tavolino, ma quello che ci ha favorito è che molti non hanno aperto e quindi il lavoro si è concentrato in poche attività".

C'è anche la voglia di uscire con gli amici e di condividere il primo espresso dopo la chiusura dei locali per oltre due mesi. "Non abbiamo ricevuto dal Comune ancora alcuna disposizione sugli spazi da utilizzare - interviene un altro gestore del bar - e per ora ci organizziamo con l'area esterna disponibile. Siamo felici di essere rientrati al lavoro, oltre all'aspetto economico c'era una situazione di impotenza insostenibile".

Un corso Vittorio Emanuele che si rianima tra gioiellerie, negozi di calzature e abbigliamento in sofferenza già prima della pandemia. Ma la voglia di riprendere si legge nei lori visi e in quelli dei loro clienti. "Possiamo dire che la maggior parte della clientela si è comportata secondo le disposizioni - raccontano le commesse del negozio di abbigliamento "Tendenze" - qualcuna non conosceva bene la procedura da rispettare prima di entrare nei camerini. Noi consigliamo di non provare gli abiti, per una questione di igienizzazione sia della superficie del camerino sia dei capi, altrimenti dovremo mettere l'abito in 'quarantena' per 72 ore".
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