Basta parlarci per pochi minuti (anche se al telefono) e si capisce come abbia fatto Antonello Peru a fare sempre il pieno di voti e di ottenere sei mandati da consigliere comunale a Sorso e tre da consigliere regionale con record di preferenze: 5.565 nel 2009, 7.937 nel 2014, 5.741 nel 2019. Alla mano, persino simpatico, diretto e per niente rancoroso. «Ho letto cose che non mi sono piaciute», attacca subito.

Quindi, è arrabbiato?

«Per niente, io non mi arrabbio mai. E se sente la voce un po' affannata è perché sto camminando a passo svelto. Ho appena finito una riunione di commissione e mi sto facendo una bella passeggiata a Su Siccu. Quindi, ho un po' di fiatone ma sono tranquillissimo».

Lo era anche quando non è stato eletto presidente del Consiglio regionale?

«Anche di più. Ora le spiego tutto. Quella carica non la voleva nessuno. I piccoli partiti cercavano un posto in Giunta e non volevano bruciarselo chiedendo la presidenza. Salta fuori il mio nome, fatto da uno dei raggruppamenti minori. Io ero pronto a sacrificarmi ma a questo punto la Lega se l'è cantata e ballata da sola. Sa cosa dico, meno male che non mi hanno eletto. Io ho altro da fare».

Quindi, non è per questo che ha lasciato Forza Italia e aderito al movimento di Giovanni Toti?

«Ho mollato Forza Italia perché non ha cambiato metodo: nessuna pianificazione alla luce del sole ma accordi in stanze chiuse. Io devo onorare il voto popolare, non posso stare con certa gente, la base deve essere coinvolta».

Adesso sembra arrabbiato...

«Ancora? Non mi arrabbio mai. Anzi, un po' sì con il presidente».

Sarebbe Christian Solinas?

«Sì, perché questa Giunta sta tradendo il popolo. Aveva promesso cinque riforme nei primi cinquanta giorni, non ne ha fatto neanche una».

Compresa quella della sanità, argomento che lei conosce.

«Certo, sono dipendente dell'Assl da trentadue anni».

Non perché fa e disfa, comanda da dietro le quinte la sanità sassarese, perché è uno che conta?

«No, no, no. Cosa significa contare? Io sono un legislatore, quindi studio e propongo. Il nome del commissario dell'Aou di Sassari l'ho appreso dai giornali».

Infatti non è che lei abbia preso bene l'arrivo di Soro.

«Certo che no. Sarebbe servito un confronto con il territorio, e io sino a prova contraria sono espressione del territorio».

Eppure le hanno attribuito la paternità della nomina di Carlo Doria all'Unità di crisi di Sassari.

«Bugia. Quella nomina l'ha fatta Solinas. Io sono l'unico consigliere regionale a non aver nominato neanche un revisore dei conti».

Lei non ha mai fatto una nomina?

«Una sola, quella di Marcello Giannico a dg dell'Asl. Una grande persona, perseguitato anche lui».

La sanità sassarese nell'emergenza è andata in default.

«Vero. Sono stati commessi errori e ci sono responsabilità politiche».

Lei è di Sorso...

«Di brutto».

Ecco, appunto, nella sua cittadina c'è una certa tradizione di legami con la sanità.

«Di nuovo? Io non gestisco un bel nulla. Studio e propongo cose per il bene delle persone».

Neanche i guai giudiziari scoraggiano i suoi elettori?

«Ecco, la solita storia. Ogni volta i giornali tirano in ballo le inchieste».

Sono fatti di cronaca.

«Il problema è che avete pregiudizi. Arriverà il giorno della sentenza e vedremo. Io nei confronti di chi ha pregiudizi provo compassione, gli sto vicino per confortarlo».

Parliamo del nuovo ospedale di Sassari.

«Quale nuovo ospedale»?

Quello finanziato e i cui lavori non sono mai iniziati.

«Ma quello non è un nuovo ospedale, è solo una ristrutturazione».

Comunque bloccata senza motivo. Lei che idea ha?

«Bisogna costruire una struttura nuova, funzionale, che faccia risparmiare soldi. Un ospedale da 800 posti letto, per una spesa di 3-400 milioni di euro, che sia punto di riferimento per il nord Sardegna».

E il Santissima Annunziata, le cliniche?

«Cinque edifici vecchi, scollegati tra loro, con una strada in mezzo. Non potrà mai essere un ospedale moderno».

E dove lo costruirebbe?

«Non so, ma l'Università ha tanti bei terreni che non costerebbero nulla».

C'entra il suo amico rettore?

«Carpinelli? Ma se lo conosco appena. Mai parlato con lui e Spissu di emergenza Covid. Perché mi ha messo in combutta con loro»?

In combutta è una brutta parola, una consultazione non è illegale.

«Non c'è stato proprio niente. Comunque, anche ad Alghero serve un nuovo ospedale. Basta col Marino e il Civile. Al vincitore della gara cediamo le volumetrie del Marino».

Sulla spiaggia di Maria Pia, mica male.

«Ma non sto pensando a speculazioni. Sono una persona perbene, quando sono stato in galera ho vissuto l'esperienza con grande serenità».

Visto? È lei che parla delle inchieste che la riguardano.

«Io posso ricordarmelo, gli altri dovrebbero evitare».

Lei è colpevole?

«No, sono innocente. La giustizia è lenta ma la sentenza prima o poi arriverà».

Nel frattempo fa il pieno di voti.

«Nel 2019 più di cinquemila, prima n'aggiu pigliaddu ottomila. E se votassimo domani ne prenderei diecimila».

Nell'attesa ha fatto vincere Nanni Campus a Sassari.

«È vero, l'ho aiutato ma alla luce del sole, anche se è un despota».

Un despota?

«Sì, ma illuminato. Anzi, a volte gli dico che è un fascista. Scherzando, però».

Ma perché proprio Campus e non Mariolino Andria, il candidato di centrodestra?

«Perché Campus ha un progetto serio e ha la stoffa del leader. Quegli altri, per carità, un groviglio nato per il potere. Nanni era il migliore e l'ho aiutato. Adesso può riconoscere di aver scritto un mucchio di castronerie»?

No di certo.

«E perché»?

Perché non credo a tutto quello che ha detto.

«E allora cosa abbiamo parlato a fare per un'ora»?

Ivan Paone

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