Viaggio nel porto industriale immerso nel degrado, fulcro dell'economia e leva commerciale della città di Porto Torres. Due banchine utilizzate da navi che trasportano merci e materiale, argilla e sabbia, rinfuse e bauxite, ma anche navi passeggeri, quelle della compagnia Grimaldi provenienti da Genova, Barcellona e Civitavecchia.

Vi transitano circa 4mila passeggeri, accolti da un muro di cinta che cade a pezzi, si sgretola e scopre lo scheletro in ferro arrugginito, realizzato per sorreggere l'impalcatura. È lungo oltre 30 metri, e in entrambi i lati ci regala l'immagine dell'incuria, una struttura che delimita l'area della banchina utilizzata per carichi solidi e liquidi, e dove vi approdano anche le navi da crociera.

Visitatori che si imbattono in vecchie gru arrugginite usate per movimentare sabbia e argilla, tra l'asfalto ormai dissestato e le erbacce che incorniciano i muri.

Il cedimento di alcune strutture (foto L'Unione Sarda - Pala)
Il cedimento di alcune strutture (foto L'Unione Sarda - Pala)
Il cedimento di alcune strutture (foto L'Unione Sarda - Pala)

Non è da meno la diga foranea lunga 3950 metri, che protegge il porto industriale dai venti provenienti dai quadranti occidentali. Il moto ondoso spinto dai venti di grecale ha provocato il distaccamento di grossi massi che ha costretto ad una ispezione subacquea, autorizzata dall'Autorità di Sistema Portuale per verificare la stabilità della struttura. Vicino un'archeologia industriale che ricorda un passato non troppo lontano, un'ex area produttiva ormai dimessa, degradata e sottoutilizzata.
© Riproduzione riservata