Giovanni Usai di Porto Torres ha 60 anni, è un pescatore da bambino, ma non va più in mare. Ha dovuto vendere la sua barca per le vicissitudini della vita e raramente aiuta qualche amico nelle lampare.

Il suo corpo alto e robusto è pieno di acciacchi, il viso levigato dalla salsedine e solcato da due profonde rughe. Giovanni nei limpidi tramonti passeggia nel lungomare, osserva lo splendido golfo dell'Asinara sino all'orizzonte e pensa ai suoi giorni di gloria, quando con suo padre Maurilio era un cacciatore di squali.

Ricorda bene il primo giorno che lo aiutò a catturarne uno, a poche miglia dalla costa, in quel luglio del 1974, a bordo della loro piccola imbarcazione. "Avevo 15 anni in quell'alba di bonaccia, a poche miglia dalla costa, quando per la prima volta mio padre mi portò a salpare il palamito per gli squali, dagli ami lunghi 8 centimetri. Sentimmo qualcosa di grosso impigliato - racconta Giovanni - e dopo qualche secondo, a cinque metri dalla barca, si intravvide una sagoma oscura, lunga almeno 4 metri. Io ero terrorizzato e tremavo. Mio padre se ne accorse e mi diede una pacca sulla spalla. 'È solo un pesce grosso, non avere paura'. Moltiplicammo i nostri sforzi e sotto l'imbarcazione apparvero le fauci aperte del pescecane. All'unisono infilammo due lunghi arpioni ai lati della bocca dello squalo e con uno sforzo immane e deciso, facendo leva sul bordo della barca, issammo il pesce. In un impeto d'orgoglio lo squalo si dimenò furiosamente, spalancò la bocca due volte e poi dopo un minuto smise di respirare".

Maurilio Usai, il padre di Giovanni (foto L'Unione Sarda - Tellini)
Maurilio Usai, il padre di Giovanni (foto L'Unione Sarda - Tellini)
Maurilio Usai, il padre di Giovanni (foto L'Unione Sarda - Tellini)

Giovanni continua: "Di squali mio padre Maurilio ne aveva preso già moltissimi ed era una leggenda del mare. Ne catturammo tanti altri, sotto il suo comando, nella nostra piccola barca. Dopo la morte di mio padre nel 2004 mi sono specializzato nella cattura di tonni e pesci spada. Poi ho smesso, la concorrenza era spietata, specie dei siciliani e loro avevano mezzi più moderni".

Il finale è un po' amaro: "Il mare è sempre stato la mia vita e oggi fare il pescatore non rende. Il ricordo di mio padre e di quelle giornate non me lo toglierà nessuno. Siamo stati dei cacciatori di squali, ma la nostra lotta era leale".
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