Atto finale per il giallo di Nughedu San Nicolò. Ieri mattina l'operaio forestale Francesco Puddinu ha patteggiato quattro anni e dieci mesi di carcere per l'episodio avvenuto nella notte tra il 23 e il 24 marzo del 2018.

Un anno fa, Puddinu, 47 anni, di Nughedu, fu al centro di un episodio che si concluse con il ricovero in ospedale dell'amico Giovanni Antonio Pedranghelu, che rimase in coma per quasi tre settimane. Puddinu ha patteggiato la pena per i reati di lesioni colpose causate da un incidente stradale, guida in stato di ebbrezza, omissione di soccorso, alterazione dei luoghi del delitto e lesioni aggravate.

IN COMA - Pedranghelu, 37 anni, anche lui di Nughedu, (sottoposto ancora a cure mediche e altri interventi chirurgici) riportò almeno venti fratture, la perforazione del polmone, ematomi ed escoriazioni in tutto il corpo. I fatti sono avvenuti in un ovile, nelle campagne di Nughedu. Fu Pedranghelu, risvegliatosi dal coma, il 10 aprile dello scorso anno, a raccontare una storia terribile ai Carabinieri, sulla base della quale fu aperta un'inchiesta che portò Puddinu in carcere. Inizialmente, venne ipotizzato anche il tentato omicidio.

GETTATO NELLA SCARPATA - Stando a quanto emerso dalle indagini, l'operaio forestale la sera del 23 marzo 2018 trascorre diverse ore con l'amico Pedranghelu, prima in paese e poi in un ovile. Quindi, ubriaco sale sulla sua auto ed esegue una manovra per uscire dall'azienda agricola. Investe Pedranghelu, vede l'amico a terra e, invece di soccorrerlo, lo spinge sino a farlo finire dentro una scarpata. L'uomo ha sempre sostenuto di avere agito in questo modo credendo che Pedranghelu fosse morto. Fortunatamente, la vittima viene trovata da un'altra persona, qualche ora dopo, e portata in ospedale. È la salvezza di Pedranghelu che, uscito dal coma, accuserà l'amico di averlo colpito ripetutamente. In effetti, nel capo d'imputazione del pm Mario Leo, c'è anche l'accusa di lesioni gravi, autonoma rispetto a quella delle lesioni stradali. Ma a Puddinu non è stato contestato il tentato omicidio. Una ipotesi esclusa categoricamente, subito dopo l'arresto, dal difensore, il penalista Angelo Merlini.

MAI RISARCITO - La vittima, assistita dall'avvocato Antonio Secci, non è stata mai risarcita. "Dovremo procedere - dice Secci - con una causa civile. Di sicuro, le conseguenze di questa vicenda per il mio assistito sono state pesantissime".

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