Nei giorni scorsi c'è stato l'ennesimo episodio. «Si è sfiorata l'aggressione fisica da parte di un paziente nei confronti del personale sanitario», racconta un operatore del Servizio psichiatrico diagnosi e cura dell'ospedale Santissima Trinità di Cagliari. «Per fortuna in quel momento c'era la vigilanza di presidio, e il peggio è stato scongiurato. Lo abbiamo detto tante volte e lo ribadiamo: bisogna prendere provvedimenti, qui c'è tanta paura, viviamo situazioni molto pericolose».

Le aggressioni al personale sanitario nella Assl di Cagliari, sono diventate consuetudine - avvertono i sindacati. «Minacce, insulti e attacchi fisici non consentono agli operatori di lavorare in sicurezza e in serenità, soprattutto nei reparti di pronto soccorso, psichiatria, Serd e guardia medica. Gli operatori non si sentono tutelati né dall'azienda né dalla legge, nonostante le iniziative - che apprezziamo - intraprese dall'attuale commissario dell'Ats», dicono i segretari territoriali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl Nicola Cabras, Alessandro Floris e Guido Sarritzu. «Il personale che opera a diretto contatto con l'utenza va tutelato, anche attraverso la valorizzazione di esperienze e competenze, procedendo con l'individuazione delle criticità e con la revisione condivisa dei processi di lavoro e con l'implementazione delle azioni di miglioramento». Aggiungono i sindacalisti che «occorre incrementare le dotazioni organiche, i sistemi di sicurezza e di guardiania anche in seguito all'ennesimo episodio accaduto il 22 gennaio al Santissima Trinità. Il continuo ripetersi di questi eventi mette a rischio l'incolumità del personale sanitario e degli utenti». Ancora: «Ritenendo tutto ciò non più tollerabile, chiediamo interventi immediati, per evitare il ripetersi di situazioni che potrebbero portare a gravissime conseguenze per gli operatori e per i pazienti». Il problema è diffuso. Un altro grave caso, ad esempio, è accaduto a ottobre scorso a Sassari: un uomo, tra l'altro recidivo, si è scagliato contro un dirigente medico dell'ospedale Santissima Annunziata, colpendolo con pugni alla testa. In quell'occasione è stata la stessa direzione dell'Azienda ospedaliera universitaria a lanciare l'allarme, segnalando, soltanto nel Pronto soccorso, ben 15 aggressioni verbali e cinque fisiche nei confronti del personale sanitario in servizio: «È l'ennesima aggressione contro chi, con abnegazione e tra molte difficoltà, cerca di dare ai cittadini il miglior servizio. Sono atti non più tollerabili. Ci appelliamo alla coscienza civica dei cittadini perché si isolino i violenti, e ci rivolgiamo alle autorità perché attraverso un tavolo di lavoro, sia possibile concertare un'azione comune per arginare questi episodi».

Alessandro Floris segretario Cisl (Foto C.Cossu)
Alessandro Floris segretario Cisl (Foto C.Cossu)
Alessandro Floris segretario Cisl (Foto C.Cossu)

Dice ancora il sindacalista Uil Guido Sarritzu: «Di recente abbiamo chiesto all'Ats i dati sulle aggressioni in Sardegna, ma non abbiamo ottenuto risposte». I numeri, a livello nazionale, sono stati diffusi pochi mesi fa con il "Dossier violenza" realizzato da Fimmg Continuità Assistenziale: le violenze denunciate contro gli operatori sanitari nel 2019 sono circa 1200. In Italia si verificano in media tre aggressioni al giorno, ma il numero potrebbe essere anche più elevato, tenendo conto degli episodi non denunciati. A farne le spese sono soprattutto le donne, che essendo le più numerose sono bersaglio di aggressioni nel 68% dei casi. La fascia oraria più a rischio è la notte, con il 65% dei casi. Le principali criticità - raccolte dalla Federazione italiana dei medici di famiglia grazie al progetto "Ispezione da dentro" - riguardano la mancanza di sistemi di allarme, videosorveglianza e vigilanza notturna nelle sedi di guardia medica; le postazioni con un unico medico; l'assenza di illuminazione all'esterno e porte d'ingresso non blindate.

Per fermare questo fenomeno occorre «prevedere la procedibilità d'ufficio per tutti i reati commessi contro gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni», avverte la Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici, che nei giorni scorsi era in audizione davanti alle commissioni riunite Giustizia e Affari Sociali della Camera.

Nicola Cabras, segretario Cgil (Foto C.Cossu)
Nicola Cabras, segretario Cgil (Foto C.Cossu)
Nicola Cabras, segretario Cgil (Foto C.Cossu)

All'esame, progetti di legge sul tema. Il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri Filippo Anelli si è appellato al Parlamento «perché, superando ogni possibile divisione e orientamento, unifichi gli sforzi per approvare in tempi brevi un provvedimento finalizzato a tutelare i medici e gli operatori sanitari».

In particolare si auspica un rafforzamento dell'articolo che prevede che i reati di percosse (art. 581 c.p.) e lesioni (art. 582 c.p.) siano procedibili d'ufficio, quando ricorre l'aggravante del fatto commesso con violenza o minaccia in danno degli operatori sanitari e socio-sanitari. «In questo modo, si solleverebbero le vittime dall'onere di denunciare i loro aggressori, che può rappresentare un pesantissimo condizionamento psicologico. Il più delle volte, infatti, la persona aggredita non denuncia, per vergogna, per rassegnazione, ma anche per paura di ritorsioni».
© Riproduzione riservata