Burcei è in zona rossa. Nessuno poteva immaginarlo col paese rimasto per mesi durante la prima ondata della pandemia senza alcun caso di Covid. Oggi sono 18.

Il sindaco Simone Monni ha convinto una delle persone che si è ammalata a raccontare la sua storia affinché ci si renda davvero della situazione. Ecco il racconto, diffuso dal primo cittadino: "Sono un burcerese che si è ammalato di Covid-19. E tra quelli che hanno contratto il virus, ahimè, sono rientrato in quel 30 per cento che hanno necessità di cure mediche ospedaliere. Infatti dopo oltre una settimana di febbre altalenante, con temperatura anche oltre i 39°c, è stato necessario ricoverarmi a causa di una polmonite da SARS CoV2. Grazie alle cure mediche ricevute in ospedale sto nuovamente meglio. La terapia somministratami è stata efficace ed è il risultato dell'ormai lunga esperienza fatta dai nostri Organi Sanitari nel perdurare di questa pandemia. La terapia messa in atto, non esistendo ancora l'antivirale che sconfigge il Covid, è quella di correre in aiuto, con determinati farmaci, ai nostri organi interni affinché riescano a vincere il virus e superare l'infezione. In tutta la mia degenza ospedaliera non ho, grazie a Dio, mai avuto necessità di essere supportato con l'ossigeno, una fortuna che dei predetti 30% che hanno necessità di essere ospedalizzati non tutti hanno. Un mio grazie di cuore, perciò, va a tutti gli operatori sanitari, per la loro eccellente professionalità che mi ha permesso di guarire e per la loro grande umanità che non mi ha mai fatto sentire solo durante la degenza. Grazie a loro di tutto, Dio gliene renda merito".

LA VERA FACCIA DEL COVID-19 - "È una malattia contagiosa che isola te e i tuoi cari e ti rende inerme. Dopo di me la mia famiglia tutta è risultata positiva e tutti ci siamo dovuti isolare, nessuno e per lungo tempo poteva vedere ed aiutare gli altri, tantomeno io dall'ospedale. È questa, della mia esperienza, la parte più dolorosa della malattia, molto più del dolore fisico che ho dovuto sopportare. Non poter fare nulla se non aspettare gli eventi, in uno di quei momenti mi è venuta in mente la poesia 'Soldati' di Giuseppe Ungaretti, e ho ripensato ai miei bisavoli in trincea che probabilmente avevano avuto, oltre 110 anni fa, le medesime impressioni: aspettare perché non c'era altro da fare! Il Covid-19 è una guerra, è un'emergenza che si sta combattendo alla stessa stregua delle guerre. Io penso che le armi a nostra disposizione che ne possano sentenziare la sconfitta siano: uno, tenere il virus isolato quanto più attraverso il distanziamento sociale e l'uso della mascherina; due, la vaccinazione a tappeto di tutti che garantirà una copertura periodica e ci farà nuovamente vivere. Non voglio essere maestro di nessuno, io medesimo ho contratto il Covid-19, ma vorrei solo che la mia esperienza facesse riflettere i miei cari compaesani con cui voglio il prima possibile ritornare a vivere".

Ecco i ringraziamenti del sindaco Simone Monni. "Sia da sindaco, da poeta, ma ancora prima, semplicemente da uomo sono sempre stato un promotore dell'empatia tra persone e credo profondamente nei valori umani che ci invitano a comprendere lo stato d'animo e la condizione di vita degli altri, vestendo i loro stessi panni, specialmente in situazioni estreme e particolari. Proprio per questo motivo, vista l'emergenza sanitaria nel nostro paese e le conseguenti restrizioni in atto, ho chiesto a un nostro compaesano di descrivere l'incubo vissuto a causa del Covid-19, affinché tutti quanti, in primis gli scettici e gli irresponsabili, possano provare a capire e a sentire cosa significa essere vittime di un nemico invisibile e subdolo in grado di togliere la salute, il sorriso e in alcuni terribili casi, la vita. Ringrazio l'interlocutore per l'immenso contributo e perché mi ha permesso di pubblicare le sue parole in forma anonima, e spero che possa essere utile per sensibilizzare gli animi e per responsabilizzare l'intera comunità".

Antonio Serreli
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