«Pronto, don Enrico? Sono Papa Francesco». Sul cellulare era apparsa una chiamata anonima, e il parroco della chiesa di San Pietro Pascasio, a Quartucciu, tutto si aspettava tranne che sentire il Pontefice: «Ho pensato a un call center...», confessa don Enrico Murgia. È successo il 14 febbraio, ma è stato reso noto con qualche giorno di ritardo. Bergoglio ha telefonato per fare di persona gli auguri per il cinquantesimo anniversario della fondazione della parrocchia.

Don Murgia in quel momento era fermo al semaforo della statale 554. «Stavo parlando con un ragazzo che voleva vendermi le rose per San Valentino», sorride: «Di solito non rispondo agli anonimi, ma in auto a volte faccio eccezione, anche solo per avere un po' di compagnia. Ma mai avrei immaginato di sentire dall'altra parte il Papa». Sorpreso, ha impiegato qualche secondo prima di reagire. Poi, con la voce tremante dall'emozione, ha risposto: «Sono io Santità. Buonasera».

«Balbettavo»

La chiamata è arrivata alle 17 in punto ed è durata cinque minuti. Nessun dubbio che fosse proprio Papa Francesco: il giovane parroco ha subito riconosciuto la sua voce e l'accento spagnolo. «Qualche giorno prima - ricorda - in parrocchia era arrivato un telegramma della Segreteria di Stato, nel quale il Papa faceva gli auguri alla comunità per il suo cinquantesimo anniversario. Al telefono ha fatto riferimento a diverse cose citate nel testo scritto, di cui, oltre me, era a conoscenza solo il vescovo».

Minuti intensi, in cui a parlare è stato più che altro l'illustre interlocutore: «Io balbettavo, ero troppo emozionato», confessa don Enrico. «La sua chiamata mi ha riempito di gioia, la notte non ho dormito. Ripensavo solo alle sue parole». Con la sua solita spontaneità, Francesco gli ha chiesto: «Ma dove si trova Quartucciu?». Il prete glielo ha spiegato e gli ha detto che la sua comunità, che lui guida da poco più di quattro mesi, è formata da oltre 5mila fedeli, che si prendono cura della parrocchia con costante partecipazione.

«Sua Santità mi ha detto: tu devi essere un pastore del popolo e non chierico dello Stato», prosegue don Murgia. «Mi ha ricordato che la mia è una comunità giovane da voler bene e incoraggiare, indicandomi espressamente le priorità: bambini, famiglie, giovani». Riparlare di quella breve chiacchierata riporta a galla una forte emozione: «La sua è stata una vera e propria raccomandazione, un augurio che io custodisco ma che ho voluto fin da subito condividere con i miei fedeli».

Il permesso di rivelarlo

Prima di divulgare la notizia però il sacerdote ha chiesto l'autorizzazione del Papa: «Certamente», ha risposto, «devi portare loro la mia benedizione, ma prima devi parlarne col tuo Vescovo. Gli dai i miei saluti, gli dici che ti ho chiamato e sarà lui a dirti quando e come». Ma appena chiuso il telefono don Enrico, stordito dall'emozione e dalla felicità, non ha avuto il coraggio di chiamare subito monsignor Giuseppe Baturi, di cui è anche segretario, e così gli ha mandato un messaggio WhatsApp: "Mi ha chiamato Sua Santità".

L'arcivescovo non ha tardato a farsi sentire: «Mi ha detto di dirlo prima a mia mamma e poi alla comunità e io così ho fatto. I fedeli mi hanno fatto tante domande, erano felici e curiosi. Ora siamo stati invitati a rispondere a Sua Santità e in occasione dell'anniversario del Pontificato il 13 marzo la comunità lo ringrazierà, per il dono della sua vicinanza in occasione del cinquantesimo anno della parrocchia».

Francesca Melis

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