Prima c'erano solo gli sguardi e le chiacchiere sottovoce. Poi sono arrivate le segnalazioni e una serie di telefonate alla caserma dei carabinieri. Nei giorni scorsi, infine, la protesta dei vicini è diventata pubblica, divampando anche su alcuni gruppi dei principali social. Ad infiammare gli animi di alcuni abitanti di via San Salvatore - stando a quanto raccontano - è il continuo via vai di uomini che entrano ed escono da un'abitazione che si affaccia in uno dei vicoli del centro storico.

La casa d'appuntamenti

Il sospetto, nemmeno troppo velato, è che quell'abitazione sia diventata ormai da mesi qualcosa di molto simile ad una casa di appuntamenti, seppure non in aperta violazione della norma che combatte lo sfruttamento della prostituzione visto che ad accogliere i clienti sarebbe la proprietaria stessa. «Oramai lo sanno tutti nel quartiere», lamenta una vicina (che comunque chiede l'anonimato perché teme ritorsioni), «mio figlio ha chiamato due volte in caserma per farlo sapere ai carabinieri, ma gli hanno risposto che non possono fare nulla perché se una persona decide di prostituirsi non commette un reato. Ma noi non volevamo mica che l'arrestassero, solo che magari la pattuglia venisse un po' di volte a controllare così da convincerla a cambiare aria». Girando per via San Salvatore in tanti sembrano a conoscenza del via-vai, ma non tutti sembrano infastiditi. «Ognuno in casa propria fa quello che vuole», taglia corto Paola Piga, ex insegnante in pensione, «tanti vicini me ne hanno parlato e c'è chi pare infastidito, ma non ho capito che disturbo possa creare. Non c'è mica scritto nel campanello né c'è l'insegna, se la gente evitasse di farsi gli affari degli altri e non lo facesse notare nessuno se ne accorgerebbe nemmeno».

La protesta

Ma la verità è che, a microfoni spenti, in tanti protestano e molti vorrebbero far sloggiare la scomoda vicina, nemmeno troppo appariscente e insospettabile. «Se ne sono accorti anche i ragazzini», bisbigliano due donne che, interpellate, indicano senza tentennamenti l'ingresso dell'abitazione, «i clienti li vedi arrivare ad ogni ora, si fermano in piazzetta e poi suonano e se ne rivanno dopo un po'. Tra l'altro col Covid e le restrizioni avrebbero dovuto rallentare, invece venivano anche quando eravamo in zona arancione». Nei giorni scorsi, come detto, la protesta è divampata anche su qualche gruppo e alcune pagine Facebook. Alcuni, dopo aver chiamato inutilmente i carabinieri, hanno deciso di passare alle maniere forti e hanno pubblicato sui social l'indirizzo esatto. Nei fatti hanno commesso un reato, ragion per cui gli amministratori hanno provveduto in pochi istanti a cancellare le indicazioni su come arrivare all'abitazione.

Il precedente

Una decina d'anni fa, un fatto analogo era accaduto in via Meucci, un'altra zona di Sestu. Anche in quell'occasione si era levata la protesta dei vicini contro una donna che riceveva i clienti nella sua abitazione. In tanti la difesero e si misero dalla sua parte, sostenendo che comunque non facesse nulla di illegale, ma alla fine - dopo qualche tempo - la giovane decise di trasferirsi altrove. L'eccessiva pubblicità, infatti, non sempre diventa un bene per agli affari.

Francesco Pinna

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