Ci sono tutti, a Mandas, i sindaci dei paesi sardi che dopo Capodanno, in piena pandemia, hanno scoperto a sorpresa di essere nell'elenco dei siti papabili per ospitare il deposito nazionale delle scorie nucleari.

Autoconvocati nell'ex Convento di San Francesco per dire di no, uniti, all'arrivo delle scorie nell'Isola. A fare gli onori di casa il sindaco Umberto Oppus. Presenti anche la deputata Romina Mura, l'assessore regionale all'Ambiente Gianni Lampis e il presidente di Anci Sardegna Emiliano Deiana. "La vostra - ha detto quest'ultimo, aprendo il dibattito - è la lotta di tutti i Comuni dell'Isola".

L'assemblea (L'Unione Sarda - M. Noce)
L'assemblea (L'Unione Sarda - M. Noce)
L'assemblea (L'Unione Sarda - M. Noce)

La parola d'ordine è unione. Intervengono uno dopo l'altro, determinati a reagire a quella che si presenta come un'ingiustizia. Affiorano preoccupazione, rabbia e anche la stanchezza di ritrovarsi periodicamente a ribadire un no e difendere un territorio che paga un prezzo salato in termini di servitù militari. Un territorio ricco di valori ambientali e archeologici ma socialmente e politicamente fragile, paesi piccoli, spopolati, con amministrazioni che lottano con unghie e denti per difendere i servizi e modelli di sviluppo incompatibili con la presenza di un deposito di scorie nucleari.

Mercoledì prossimo, ore 10, alla Fiera di Cagliari, tutti i 377 Comuni sardi si riuniranno in assemblea per un pronunciamento unitario da affiancare a quello del Consiglio regionale.
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