Se non fosse una storia con una defunta ci sarebbe un risvolto che potrebbe far sorridere. Una salma avrebbe potuto essere sepolta dai familiari sbagliati. E se non ci fossero stati quegli addetti dell'agenzia funebre, che conoscevano bene la defunta perché suoi compaesani, qualche giorno fa a Riola Sardo si sarebbe celebrato il funerale di un'altra donna. Che niente aveva a che vedere con la famiglia in lutto per la perdita della parente.

Il fatto singolare

Tutto è accaduto lunedì 4, quando la signora Ida Camedda, 82 anni, è deceduta al Policlinico di Monserrato dopo qualche giorno di ricovero: un ictus scoperto in ritardo le è stato fatale. «Purtroppo i medici ci hanno detto che erano trascorse troppe ore» racconta il figlio Daniele Sechi, agricoltore di 49 anni. «Il ricovero in ospedale doveva avvenire prima ma non per nostra responsabilità: gli operatori del 118 che abbiamo allertato subito ci hanno consigliato di tenerla a casa per qualche ora e di richiamarli solo se ci fosse stato un peggioramento». Dopo qualche giorno dal ricovero la notizia della morte della donna.

«La mattina di lunedì 4 ci hanno chiamato dal Policlinico» aggiunge Davide Sechi. «Ci hanno anche chiesto se avessimo bisogno di un'agenzia funebre oppure se preferivamo occuparcene personalmente. Abbiamo affidato l'incarico a un'agenzia di Riola, che conosciamo bene, e arrivati all'ospedale anche io ho dato una mano agli addetti alle pompe funebri per vestire mia madre». Ma quando un operatore ha indicato la defunta qualcosa non quadrava: «Ho notato subito che non era mia madre», va avanti Davide Sechi, «anche i due dell'agenzia mi davano ragione. A quel punto ci siamo rivolti all'operatore che ci aveva indicato quella salma e gli abbiamo manifestato tutte le nostre perplessità, ma lui ha ribattuto che avremmo dovuto vestire quella defunta».

La salma sbagliata

Le cose continuavano a non quadrare. «L'operatore dell'ospedale ha chiesto se ci fosse qualche familiare» aggiunge la figlia Pina Sechi, che aveva aspettato fuori e che però aveva capito che c'era qualcosa di strano. «Gli ho detto che ero la figlia e mi ha chiesto se potessi fare il riconoscimento. Sono entrata e ho dichiarato che quella non era mia madre».

«Abbiamo sollevato il telo che copriva la salma e in un piede abbiamo notato un cartellino con il nome: non era quello di mia madre, ma di una signora di Cagliari. Lo abbiamo fatto notare all'operatore e davanti a quella certezza non poteva ribattere il contrario. Ha detto che sarebbe salito in reparto per capire cosa potesse essere accaduto, dopo un po' ci ha indicato la stanza accanto: in effetti mia madre era lì». Dopo il dolore lo stupore per una scena che avrebbe potuto diventare surreale. «È una cosa gravissima» afferma il figlio minore della defunta, Francesco Sechi, 44 anni. «Se non avessimo affidato l'incarico all'agenzia funebre che conosce bene mia madre ci saremmo ritrovati in una vicenda assurda». A creare dissenso nei figli della signora Camedda «l'insistenza con la quale questo operatore ci diceva che era nostra madre e che avremmo dovuto vestire lei, perché non c'era nessun'altra salma, quindi non c'era da sbagliare. Gli ho ribattuto che mi sarei rifiutato di andare avanti. Se avessimo fatto ciò che ci era stato detto ci saremmo ritrovati con un'altra defunta».

Il Policlinico

Contattata per avere una spiegazione su una vicenda singolare e spiacevolissima, la direzione sanitaria del Policlinico di Monserrato ha risposto: «Saranno fatti tutti gli accertamenti e gli approfondimenti del caso per verificare quanto accaduto».

Patrizia Mocci

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