Lo spettacolo dal finestrino di un aereo in arrivo da Roma era desolante. Centinaia di ettari – il conteggio ufficiale aveva toccato quota 600 – annerite dalla forza del fuoco, che pochi giorni prima aveva dilaniato uno dei più importanti polmoni verdi del Campidano. La pineta di Sinnai si concedeva agli occhi dei passeggeri ferita quasi mortalmente. Una distesa scura dal territorio di Soleminis fin oltre la Baita, ristorante tra i più frequentati della zona in cima alla vetta più alta. Imperdibile il panorama: dalla costa di Pula ai promontori di Torre delle stelle. Ma quel mattino di luglio la situazione era completamente cambiata, e il bosco verdeggiante aveva lasciato posto a pendici divenute spettrali. Un incendio partito da nord alimentato dal forte maestrale aveva percorso chilometri in poche ore distruggendo tutto quanto trovava lungo il suo cammino. I soccorsi dal cielo, nonostante le chiamate con richiesta di aiuto da parte delle vedette, erano arrivati troppo tardi, nel pomeriggio, quando le fiamme avevano già svolto la parte principale del lavoro. Il giorno dopo erano rimaste solo la rabbia e le lacrime dei residenti, che vedevano perduta un’area verde amata quanto una persona di famiglia.

Era il 25 luglio 1997. Sono passati quasi 23 anni e da allora si sono susseguite le proposte (con promessa di fondi) per ridare vita alla “Foresta Campidano”, piantumando centinaia di alberi e ricostruendo la Baita. Cinque i sindaci che si sono dati il cambio alla guida del paese, poco è cambiato. Altre urgenze da affrontare, problemi nel reperire il denaro e nel mettere d’accordo i vari enti competenti (Comune, Demanio, Regione), difficoltà nell’ideare (e scegliere con decisione) un progetto preciso. Da allora sono cresciuti con lentezza, seguendo i normali ritmi della natura, i nuovi alberi sistemati in diverse zone del bosco, certo non quanti il fuoco aveva bruciato: per tornare allo stato preesistente servirebbero altri 50 anni. E da allora le uniche vere iniziative prese dall’amministrazione e dall’Ente Foreste – oggi Forestas – sono state l’immediata chiusura alle auto durante la notte e, in tempi più recenti (marzo 2018), il divieto di accesso 24 ore su 24 per i veicoli alla parte più alta, quella che dalla caserma della forestale si inerpica per circa 3 chilometri sino a Bruncu Mogumu, 340 metri sul livello del mare, dove ancora sopravvive lo scheletro pericoloso e decadente del vecchio ristorante. Questioni di sicurezza.

La baita in cima alla collina (Manunza)
La baita in cima alla collina (Manunza)
La baita in cima alla collina (Manunza)

Punto di riferimento per tutta la cittadinanza, meta di gite fuori porta anche per chi vive nei centri vicini, la pineta è abitualmente frequentata ogni giorno da centinaia di persone che diventano migliaia nel weekend. Podisti esperti o della domenica che di primo mattino cercano di smaltire gli eccessi che il corpo non riesce più a eliminare, donne e uomini (giovani e anziani) che non rinunciano alla passeggiata tra gli alberi e la macchia mediterranea, ciclisti, centuari in sella alle moto da cross. Sono stati sistemati alcuni attrezzi (panche, pedane in legno, traverse) per consentire ai tanti frequentatori di allenarsi adeguatamente e, un passo alla volta, sono stati realizzati diversi sentieri al suo interno. Dall’ingresso si percorre un anello stradale, per la gran parte a senso unico, che ha il suo punto di ritorno all’altezza della casermetta di Forestas. Chi volesse proseguire per arrivare alla vetta deve farlo a piedi: percorso non troppo complicato per chi ha un’età ancora adeguata ma abbastanza disagevole per i più anziani, costretti a sorbirsi una lunga camminata tutta in salita per poter ammirare dall’alto il Golfo di Cagliari. Risultato: la gran parte ha smesso di salire, e ancora non si è trovata una soluzione.

Dal 2006 a cadenza regolare si discute della possibilità di rendere transitabile la strada che passa dalla parte opposta dell’abitato, il prolungamento di via Soleminis, per farla arrivare sul retro della baita evitando il passaggio dei mezzi meccanici all’interno del bosco. Tutti i sindaci che in questo periodo hanno governato sul paese hanno accennato a questa possibilità. Risultati: nessuno. Come ancora non si vede il nuovo parco, la cui creazione è stata discussa già quindici anni fa. Sedici anni fa era stata data notizia dello stanziamento di 1,4 milioni di euro con l’approvazione del progetto preliminare da parte della Giunta comunale. Nel 2015 si è parlato di 4 milioni (utili a ridare vita alla Baita e a sistemare la vicina area archeologica). Nel 2018 gli amministratori locali avevano spiegato che con 400mila euro sarebbe stato messo in sicurezza l'anello di ingresso e uscita, gestito dal Comune (dalla casermetta alla baita è tutto di competenza dell’agenzia Forestas), e sarebbero state create aree di sosta, servizi antincendio e la nuova strada per arrivare nella parte più alta. Nello stesso periodo il disegno di legge presentato alla Regione è stato approvato all’unanimità dal Consiglio comunale e lo scorso giugno, in piena campagna elettorale, tutti gli schieramenti in campo per assicurarsi il governo locale si erano detti favorevoli all’istituzione del parco. Si era parlato di “Boulevard dei paesaggi” (inserire l’area in un progetto che studi e sviluppi il paesaggio negli ambiti agricolo sportivo, storico, archeologico e naturalistico); della “tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico, naturalistico e forestale, delle vocazioni agricole e turistiche dei territori circostanti, dello sviluppo delle iniziative per la diffusione dell'educazione e della consapevolezza ambientali, del coinvolgimento di tutti i Comuni interessati”; della creazione di “attività ludiche, ricreative, sportive e culturali ma anche didattiche e scientifiche”, così da fare diventare la Pineta la “palestra a cielo aperto del Campidano con un'importante ricaduta sull'occupazione”. Ancora nulla si è visto.

Il panorama su Cagliari (Manunza)
Il panorama su Cagliari (Manunza)
Il panorama su Cagliari (Manunza)

Tra il Comune e Forestas è da tempo in corso una trattativa per arrivare a uno scambio che accontenti tutti: la pineta sino alla Baita sarebbe gestita dal Comune, che in cambio darebbe all’ente la cussorgia di Codoleddu a Campuomu. Se ne discute da almeno sei anni. Due anni fa l’accordo sembrava essere stato raggiunto (<stiamo ultimando il frazionamento per dividere la parte comunale da quella privata>, avevano detto in Municipio). Ma lo scorso agosto dalla stessa maggioranza in Consiglio era partita la richiesta di <rinnovare la convenzione scaduta da tempo con l'agenzia Forestas per la gestione della piccola porzione di pineta all'interno della Foresta Campidano, possibilmente sino a comprendere il colle di Bruncu Mogumu». Dove si trova la baita: annerita dalle fiamme, pericolante nelle strutture portanti, devastata dai vandali, recintata per motivi di sicurezza ma esposta alle incursioni. In teoria, quando sarà definito lo scambio, potrebbe essere buttata giù per far posto a una struttura leggera, inserita nell'ambiente, capace di ospitare un punto di ristoro ma anche un museo che racconti la vicina zona archeologica la cui scoperta (coi primi reperti) risale al 1996: i resti di un tempietto nuragico di epoca protostorica e tracce fenicie del VII secolo avanti Cristo. Il progetto preliminare è pronto da quasi dieci anni: bandito il cemento, solo legno e vetro per un'integrazione perfetta con l'ambiente circostante. Ma per la gestione già nel 2013 si diceva sarebbero stati necessari due milioni di euro tra fondi pubblici e privati. A quanto risulta nessuno si è fatto avanti. Rinverdire i fasti di un luogo simbolo e tra i più belli di Sinnai sembra non essere una proprietà. Nonostante le migliaia di persone che la Pineta, e il suo panorama con pochi eguali, richiama ogni fine settimana.
© Riproduzione riservata