Diciott'anni fa, proprio in questo periodo, Cagliari accelerava verso il ripascimento del Poetto. Neppure i più pessimisti immaginavano la portata del disastro che si stava confezionando nelle stanze della Provincia, l'ente pubblico che gestì l'intervento: la spiaggia dei Centomila non sarebbe più tornata all'antico splendore. In compenso otto persone sarebbe state condannate a pagare un risarcimento milionario.

IL PIANO La sabbia bianca e finissima era ormai un ricordo che animava infinite discussioni. La gigantesca spiaggia del capoluogo era rimpicciolita, una tristissima versione extra small diventata insospportabile per i cagliaritani. Ci si interrogò a lungo su come e quando far tornare indietro le lancette dell'orologio. Alla fine la Provincia passò all'azione, giudicando superabili i pareri di molti esperti che invitavano alla prudenza. Accadde l'irreparabile: il Poetto fu sommerso da una montagna di sabbia nera. Fu l'innesco di una protesta corale della cittadinanza.

IL PROBLEMA Il ripascimento doveva essere spalmato su due anni: 185 mila metri cubi di sabbia all'anno tra ottobre e maggio, per non alterare in maniera traumatica l'equilibrio ambientale. Gli esperti avevano anche indicato una zona di mare precisa da cui prelevare eventualmente la sabbia. Ma la draga olandese Antigoon dall'8 marzo 2002 per tre settimane sparò sulla spiaggia 370 mila metri cubi di sabbia scura. Divampò lo scontro, anche all'interno dello stesso centrodestra che guidava sia il Comune (Con Emilio Floris) e la Provincia, presieduta da Sandro Balletto.

Il Poetto nel 2003
Il Poetto nel 2003
Il Poetto nel 2003

IL RISARCIMENTO La Cassazione ha condannato otto persone a pagare 2.870.757 euro per il disastroso intervento: Sandro Balletto dovrà pagare 143.528 euro; i direttori dei lavori Salvatore Pistis e Andrea Gardu rispettivamente 574.115 euro e 430.586. I giudici hanno stabilito 191.372 euro a testa per i tre componenti della commissione scientifica di monitoraggio: Andrea Atzeni, Paolo Orrù e Giovanni Serra. I due consulenti della Provincia, Paolo Colantoni e Leopoldo Franco, 71.765 euro ciascuno.

LA SENTENZA Gli avvocati difensori sostennero che la Corte dei Conti non aveva giurisdizione nella vicenda perché chiedeva di risarcire un danno ambientale, «materia del giudice ordinario», e poi Balletto «è già stato assolto definitivamente in sede civile e penale» e comunque «non poteva intervenire direttamente» sull'esecuzione dell'opera, mentre Orrù, Atzeni, Serra e Colantoni «davano solo pareri consultivi». Per la Corte Suprema, invece, la Procura contabile aveva contestato il danno erariale per un intervento «rivelatosi poi in gran parte inutile», come spiegato nella sentenza di secondo grado, e al danno di immagine (800 mila euro) per la perdita di prestigio dell'ente. «Il «Procuratore», spiega la Cassazione, «ha unicamente agito per il recupero delle perdite finanziarie contabili dell'ente e il ripristino del suo patrimonio». Respinta anche la tesi che proponeva Balletto come semplice politico e dunque privo dei poteri sulla gestione dell'appalto: all'ex presidente della Provincia era contestato «l'omesso controllo e intervento sugli organi tecnici per l'esecuzione dell'appalto».
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