Era un bimbetto, quando con lo sguardo fiero si metteva vicino al papà e studiava ogni suo più piccolo movimento. Le mani che intrecciavano e tiravano fino a far venire fuori una sedia bella come un trono. Da allora Giovanni Carcangiu, spazzacamino con la passione per l'impagliatura delle sedie, ha fatto tanta strada continuando la tradizione cominciata dal nonno e portata avanti poi dal padre. «Mi affascinava vederlo lavorare la paglia, così piano piano ho iniziato ad aiutarlo. Lui legava e io tiravo, fino a quando non sono stato in grado di farlo da solo. A suo tempo mio papà osservò mio nonno, che faceva la stessa cosa: lui legava e papà tirava». Una passione che ha permesso di portare avanti un mestiere ormai quasi del tutto scomparso e che a un certo punto è stata anche l'unica ancora di salvezza.

Reddito d'emergenza

«Quando avevo 25 anni mi sono ritrovato improvvisamente senza lavoro», prosegue Carcangiu, «così ho fatto di quel mio hobby un lavoro vero e proprio. Andavo nei mercatini e mi offrivo per impagliare le sedie, così sono riuscito a tirare avanti per qualche anno anche se non avevo altra fonte di reddito». Più avanti il lavoro è arrivato con l'impiego come spazzacamino, «poi ho avviato anche la coltivazione di funghi in serra». Quello dell'impagliatura è sempre rimasto un hobby, che mai ha abbandonato, «anche se i tempi sono cambiati. Quando lo faceva mio nonno c'erano quasi soltanto le sedie in paglia che dovevi realizzare, adesso invece ne sono rimaste pochissime. Più che altro sono sedie antiche, che mi portano perché le vogliono riparare. Alcune le trovo nella spazzatura, le recupero e cerco di dar loro una nuova vita».

Lavoro impegnativo

Il lavoro è duro e certosino: si parte dalla squadratura della sedia per poi far passare da su a giù, come in un telaio, i fili di erba palustre nel quadrato. «Prima si raccoglieva a mano, adesso invece la prendo già pronta a Pisa: qui purtroppo non se ne trova più». Più complicato è l'utilizzo della paglia di Vienna, che si può lavorare o con un prestampato o con i fili da agglomerare: «È un lavoro molto lungo che può richiedere anche dodici ore per creare l'intreccio». Uno tra i suoi ricordi più belli: «Ho impagliato uno sgabellino per pianoforte di un secolo fa, di una signora di Quartucciu. Adesso vorrei realizzare corsi per bambini per insegnare quest'arte, che potrebbe essere d'aiuto nei momenti di difficoltà: un giorno, se un bambino diventato adulto dovesse trovarsi senza lavoro, potrebbe sempre cominciare a impagliare le sedie». Una piccola allieva già ce l'ha: «È la mia bimba di due anni, che quando mi vede lavorare mi guarda stupita. Appena sarà un po' più grande inizierò a insegnarle come si fa».

Giorgia Daga

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