Cristian Farris aveva 730 euro in tasca la sera della sua scomparsa. Soldi che aveva ritirato poche ore prima in banca dopo aver versato l'assegno di un cliente di Escalaplano al quale aveva venduto cinque paia di scarpe.

"È stato il mio primo pensiero, che qualcuno lo abbia aggredito per portargli via quei soldi anche perché lui aveva il pessimo vizio di mettere tutto sul telefonino e sui social. Anche quel giorno ha fatto così, ha messo la foto dell'assegno sullo stato di WhatsApp tanto che io l'ho sgridato perché oggi c'è gente pronta a farti del male anche per dieci euro".

Giulia Sulis, la mamma del calzolaio 27enne di Orroli che dal 21 ottobre sembra essere sparito nel nulla, non si dà pace. Sa che a suo figlio è successo qualcosa di grave ma non si rassegna: "Lo sento nel mio cuore che è ancora vivo, ho ancora speranza".

Ieri "Buio", il fedelissimo cane del figlio che sembrava scomparso insieme a lui, è stato avvistato ancora vivo da Michele, un amico di Cristian: "Sono sicuro che fosse lui - dice il ragazzo -, era accucciato nel posto dove Cristian lascia sempre il furgone. Però è scappato, non si fa avvicinare da nessuno".

L'ultima a vederlo, intorno alle 20 di quel lunedì maledetto, è stata Daniela, la vicina di casa: "Era vicino al suo furgone Daily Iveco, ci ha salutato con la mano poi è salito ed è ripartito in direzione dell'ovile. La cosa che mi ha colpito è che sembrava avere molta fretta".

Perché tutta questa fretta? I familiari di Cristian non lo sanno. Ma ad un altro amico, Alessandro, Cristian aveva detto di dover andare a cena fuori paese senza però specificare altro. Dunque aveva un appuntamento con qualcuno. Ma con chi?

"Per me - dice la madre - una persona di cui si fidava ciecamente lo ha tradito, attirandolo in un tranello. Il furgone non l'ha portato lui al ponte di Escalaplano, non sarebbe mai arrivato sino a lì perché non guidava se non per andare all'ovile".

Per i familiari Cristian è dunque salito su un'auto, forse per andare alla misteriosa cena, mentre qualcuno ha portato il furgone e il telefono nel punto dove sono stati bruciati.

La storia completa, firmata da Massimo Ledda, su L'Unione Sarda oggi in edicola
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