Da tredici anni era in vendita in un'asta fallimentare. Chi attorno al 1975 aveva acquistato l'isola di Serpentara come paradisiaca dependance di una serie di terreni edificabili a Cala Pira, aveva dovuto accantonare ogni progetto immobiliare: vincolo ambientale e paesaggistico assoluto, al massimo si possono costruire castelli di sabbia. Affare in perdita. Secca.

L'ACQUISTO- La svolta all'improvviso. E a Villasimius non si parla d'altro: un imprenditore romano, Fabio Sbianchi, 57 anni, ha acquistato l'isola che c'è, quella della storia e delle leggende, della torre spagnola e dei topi che aggredivano i naufraghi, degli approdi impossibili, dei pirati che vi hanno trovato riparo, della nave Tirrenia che si è incagliata nel 1996.

Prezzo top secret, intorno al mezzo milione di euro, si vocifera in piazza, progetto invece alla luce del sole: "Voglio mettere in sicurezza l'unica costruzione presente, la torre spagnola di San Luigi, e cederla in comodato d'uso gratuito al Comune e all'Area marina protetta: quell'isola oggi è un parco e deve rimanere tale", racconta dall'altra parte della cornetta del telefono.

Gesto da mecenati, d'altri tempi. Anche se gli ambientalisti annunciano: "Vigileremo come abbiamo fatto per Tavolara", dice Stefano Deliperi del gruppo di Intervento Giuridico.

GESTO D'AMORE - Sbianchi farebbe a meno di tutta questa pubblicità: "Guardi che l'ho acquistata da un anno, l'atto notarile verrà firmato e registrato solo a ottobre". Ma è impossibile arginare la curiosità su un acquisto che non passa inosservato: "Mi sono innamorato di questo angolo di Sardegna negli anni Ottanta: l'ho scoperto grazie a mio suocero che costruì una casa in un terreno vicino al cimitero per trascorrere le vacanze estive con la famiglia. Dal 1991 vengo tutti gli anni. Sono pazzo di un angolo incantevole, da preservare".

L'affare Serpentara non è il primo: a Bingia Arrubia, lungo la strada litoranea che porta a Cala Pira e Cala Sinzias, Sbianchi ha messo in piedi un'azienda agricola e zootecnica, vigne e 500 capre, coinvolgendo i vecchi pastori e contadini e creando posti di lavoro. "Arriverò in Sardegna tra pochi giorni, per la vendemmia delle uve rosse", annuncia entusiasta di un'attività che riprende quella degli avi nelle campagne romane.

Anche se Fabio Sbianchi poi ha fatto fortuna in un altro campo, quello delle scatole nere montate sulle auto in grado di registrare quel che avviene in caso di incidente.

IL PARCO - L'isola di Serpentara è un affare di cuore: "Sono andato a visitarla di persona solo una volta: un tuffo al cuore, un'emozione difficile da descrivere. Quella gita è stata decisiva per l'acquisto. Dispiace che la torre sia in quello stato, pericolante. Io come privato spero di avere meno lacciuoli di un ente pubblico per poter intervenire e metterla in sicurezza. I vincoli del parco? Sacrosanti. Chi ama Villasimius non può che essere d'accordo sulla tutela della natura così rigorosa. E io sto con loro".

LE REAZIONI - Annuisce il sindaco Gianluca Dessì: "Siamo in sintonia con Fabio Sbianchi, abbiamo subito spiegato che in quell'isola non si può piantare neppure un chiodo. Insieme cercheremo di valorizzare quell'angolo del parco in modo da consentire le visite guidate naturalistiche".

Fabrizio Atzori, direttore dell'Area marina protetta, dice che la sinergia con Sbianchi già funziona: "Grazie a fondi pubblici siamo intervenuti per derattizzarla e proteggere così gli uccelli autoctoni di grande pregio naturalistico come la Berta minore e maggiore, che erano a rischio proprio per la presenza dei roditori neri, topi enormi da 800 grammi arrivati a Serpentara per colpa dell'uomo".

Se ne parla anche al porto. Ignazio Scano, 60 anni, pescatore che d'estate porta i turisti in giro tra le calette del parco, conosce Sbianchi: "Lo stimo, ama la natura come noi. La possibilità di far conoscere quell'angolo di Villasimius sarebbe importante per l'industria delle vacanze. Non solo mare, ma anche storia e cultura". Scano, originario di Cagliari ("Sono un pescatore di Sant'Elia»), sorride al ricordo dell'ultima volta a Serpentara: "Una decina di anni fa accompagnai l'indipendentista Doddore Meloni e tre suoi amici. Dopo due giorni mi chiamarono: tempo cattivo, ci riporti indietro ". E dirottò i suoi sogni di diventare re di un'isola a Mal di Ventre.

Sbianchi ha un unico cruccio: "Quel nome, Serpentara, proprio non mi piace: gliel'hanno messo i francesi, evoca una natura avversa. Sarebbe bello invece che si chiamasse isola di San Luigi, quella dove si allevavano i falchi dei vicerè spagnoli".

Paolo Carta

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