"Ciao Luca, l'unica consolazione è che ora chi vuole sa dove portarti un fiore e chi crede potrà pregare sulla tua tomba. La giustizia terrena avrà un caso in meno da sbrogliare ma ci sarà chi si farà domande e non potrà darsi risposte, ci sarà chi penserà di poter vivere ormai tranquillo, ma la giustizia divina è infallibile e conosce bene la verità vera!!! In attesa, che la terra ti sia lieve Luca, chi dimentica cancella. Noi non dimentichiamo".

Sono queste le parole scritte su Facebook da Gianfranco Piscitelli, legale della famiglia di Gianluca Congera, pescatore di cinquant’anni scomparso misteriosamente da Quartu Sant’Elena il 16 marzo 2018, al rientro dall’Istituto di Medicina Legale di Cagliari dopo aver presenziato all’esame autoptico dei poveri resti.

Una morte ancora avvolta da una fitta cortina di mistero, di tante domande che attendono una risposta: com’è morto Gianluca? Chi o cosa ha determinato la sua morte? Saranno le indagini e gli esami autoptici a stabilirlo con certezza? Il suo corpo, ormai scheletrico, era appeso ad un traliccio con la testa serrata all’interno del cappuccio del giaccone che indossava. Il giubbotto stretto e la corda hanno trattenuto testa e busto sul traliccio, impedendone la caduta.

La macabra scoperta è stata effettuata da alcuni operai, giunti sul posto per effettuare dei lavori in una struttura a Quartu Sant’Elena. Immediatamente hanno chiamato il 113. Sul posto sono intervenuti gli inquirenti e la Scientifica che ha svolto i rilievi del caso: la zona non è stata posta sotto sequestro e infatti, il giorno successivo, il traliccio è stato rimosso.

Gli inquirenti e il pm, che aveva chiesto l’archiviazione del fascicolo aperto per omicidio a carico di ignoti, ora ne sono convinti, anche perché Gianluca, al momento della scomparsa, stava attraversando un periodo difficile nei rapporti con la moglie con cui non conviveva.

Le indagini condotte subito dopo la sparizione hanno battuto numerose piste investigative, rimaste senza riscontro. "Dal momento della scomparsa - dice Piscitelli, presidente anche di Penelope Sardegna - ho avuto la massima collaborazione da parte della Prefettura che ha applicato diligentemente il piano provinciale delle ricerche: ricerche con Forze dell’Ordine, Protezione civile, Vigili del fuoco, cani, droni, sommozzatori…. Nulla, anche perché si sono intrecciate varie finte segnalazioni con lettere anonime e finte telefonate che hanno fatto disperdere la concentrazione. Poi improvvisamente, ad un anno, il ritrovamento del corpo dello scomparso, appeso a un traliccio vicino a una strada con attività commerciali, abitazioni, passaggio di auto e persone: eppure, anche le sorelle che hanno partecipato alle ricerche assicurano che la zona era stata battuta più volte".

"Il mio pensiero - chiarisce il legale della famiglia - è di massimo rispetto per gli inquirenti e la sensazione che leggete tra le righe di rassegnazione altro non è che l’arrendersi all’evidenza: non ci sono sullo scheletro fori di proiettile, rotture da corpi contundenti al cranio o base, fratture varie; allo stato dei resti e il tempo trascorso non possono essere fatti tanti esami che darebbero risposte certe, quindi non si può asserire che trattasi di un omicidio ma non lo si può nemmeno escludere, tutto oggi lascia presupporre un suicidio e così il caso verrà chiuso. La Giustizia ha fatto il suo corso attingendo a una Verità obiettiva e scientifica. Sembra che una voce di pirandelliana memoria dica: 'Così è... se vi pare!'. Il mio Ego investigativo mi lascia insoddisfatto ma è giusto che Gianluca riposi in pace, almeno lui, perché credo che così non sarà per tutti".

Le parole dell’avvocato fanno pensare a un’altra morte per apparente suicidio per impiccagione: dopo due anni ci sono almeno sette indagati e il dubbio che si sia trattato di una messinscena.

Angelo Barraco
© Riproduzione riservata