Migliaia di litri di latte, forme di formaggio e ricotta regalati ai cittadini. Questa la forma di protesta di una cinquantina di allevatori di Uta che si sono ritrovati questa mattina in piazza S'Olivariu, dove hanno organizzato un banchetto con prodotti locali.

L'intero paese è con loro: molti genitori non hanno fatto andare i figli a scuola, le bandiere dei Quattro mori sventolano per le vie del centro e in tanti indossano magliette di solidarietà nei confronti dei pastori: chiedono l'aumento del prezzo del latte da 50-60 centesimi a un euro più iva.

"Continueremo così fino al 21 febbraio - dice Raffaele Buttaru -. Siamo molto arrabbiati non solo per il costo del latte, ma anche per quello del bestiame: non è possibile che un agnello ci venga pagato 20 euro. Il prezzo è stabilito dagli industriali e non capiamo perché non sia mai stato aperto un tavolo di dialogo con noi pastori, almeno uno per ogni Provincia: è assurdo non coinvolgere chi mette a disposizione la materia prima, pagata oggi una miseria. Ciò che vogliamo è un prezzo di base del latte e stabilizzarlo per non dover riniziare la protesta dall'inizio".

Valentino Cera, tecnico alimentarista, aggiunge: "Gli allevatori non vogliono un mercato globalizzato, ma regionale per il rafforzamento della qualità. Il borsino dei costi deve partire dalla potenzialità qualitativa: non si può vendere il latte al di sotto dei costi di produzione".
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