Le maestre dei dolci e il direttore de L'Unione Sarda, sono i "Quartesi dell'anno del 2018", il riconoscimento assegnato dalla Pro Loco a cittadini che si sonono particolarmente distinti per le loro doti e qualità.

I vincitori

Le sorelle Elena e Maria Piccioni, rispettivamente 80 e 90 anni, sono state scelte per "avere diffuso l'arte dolciaria quartese in tutta l'Italia", mentre Emanuele Dessì, 54 anni, per "essere arrivato a dirigere il primo quotidiano sardo, motivo di grande orgoglio per tutti i quartesi".

I premi

La cerimonia di premiazione con consegna di targhe, fasce e medaglie, si terrà oggi alle 18 nella sala consiliare del Comune, alla presenza del presidente della Pro Loco Efisio Protto, del direttivo, del sindaco Stefano Delunas e dell'assessora alla Cultura Lucia Baire.

I vincitori

«Sono molto contento di questo riconoscimento», commenta Dessì, «ancora più sentito per me che sono quartese di nascita e che ho iniziato a fare il cronista proprio parlando di Quartu». Aveva 15 anni Dessì, quando, sulle orme del padre Natale, già da tempo firma nota sulla pagine della cronaca quartese, aveva iniziato a raccontare la città con la sua penna. «Ricordo ancora il mio primo articolo», aggiunge il direttore de L'Unione Sarda, «era la cronaca di una partita del Sacro Cuore, la squadra del quartiere dove sono nato». Da li è poi iniziata una carriera fatta di migliaia di articoli, che l'ha portato a ricoprire diversi ruoli, fino ad arrivare a diventare direttore del telegiornale di Videolina dal 2010 e dal 2016 anche direttore del primo quotidiano dell'Isola. E, dal 1995, anche conduttore della seguitissima trasmissione Sardegna Verde. «Essere "Quartese dell'anno" mi riempie di orgoglio», dice ancora Dessì, «ringrazio la Pro Loco e la città che è tanto cresciuta negli anni senza dimenticare le sue tradizioni che sono diventate eccellenze».

Le pasticciere

E in città non c'è praticamente nessuno che non conosca le sorelle Piccioni. Maria e Elena che nel 2010 ha ricevuto anche l'onorificenza di maestra del commercio per avere operato nel settore commerciale, turistico e dei servizi per più di 50 anni. Nel loro negozio in via Marconi continuano a sfornare gueffus e candelaus e tanti altri dolci, decorandoli come opere d'arte. «I dolci li faceva nostra madre», racconta la più piccola delle sorelle, Elena, «che li preparava per le amiche che dovevano partecipare a qualche cerimonia. Mia sorella ha imparato da lei e poi entrambe mi hanno trasmesso questa passione».

La carriera

Maria e Elena proseguono poi da sole diventando insegnanti di arte dolciaria in una cooperativa di artigiani e poi aprendo il negozio nel 1970. «All'inizio», ricorda Maria, «cuocevamo con il forno a legna perché quelli elettrici non esistevano ancora. Il mio metodo di preparare i dolci era ed è unico: il segreto non si può rivelare». E solo lei sa come riesce a sfornare candelaus di pasta finissima, decorati con i fili d'oro. Così belli da essere finiti anche in Vaticano nelle mani di papa Wojtyla, che sorride nelle fotografie appese in negozio, di papa Francesco e nelle fiere a Milano, Roma e Rimini. «Fare dolci è una passione», dicono le due sorelle, rigorosamente single che dividono una bellissima casa dalle pareti rosa in pieno centro.

Ancora al lavoro

E se Maria se la prende un po' più comoda adesso che ha raggiunto il traguardo dei 90 anni, Elena invece alle 8,30 è già in negozio. «Esco di casa prestissimo perché, alle 7.30, vado a messa per pregare per tutti i miei clienti e per le persone malate. Poi vado in negozio dove talvolta resto anche fino a notte fonda, perché dobbiamo preparare tutti i dolci, soprattutto a Natale, Pasqua e per la festa di Sant'Elena. Ma la fatica non la sento. Fare dolci mi fa sentire giovane e mi fa stare bene. Una volta ho fatto anche un villaggio nuragico di pasta e mandorle».

Il futuro

Le due sorelle hanno già trasferito passione e segreti a una loro nipote che in negozio con loro sforna e impasta. «È bravissima e per noi è come una figlia» assicurano, «le abbiamo insegnato tutti i segreti e adesso sa fare tutti i dolci». Per continuare e non disperdere la tradizione.

Giorgia Daga

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