Né Pfizer né AstraZeneca. «Io non ho mai somministrato un vaccino, sono un semplice medico del poliambulatorio». Eppure Efisio Trincas, 67 anni ex sindaco di Cabras con spiccata anima sardista, è finito all'attenzione della Procura di Oristano nell'inchiesta "Saltafila" per peculato e abuso d'ufficio. L'indagine mira a far luce sulle dosi dispensate a parenti, amici e a una più ampia cerchia di "prescelti" vaccinati prima di chi ne aveva diritto.

Insieme a 11 medici e 4 infermiere, lei risulta coinvolto nell'inchiesta.

«Io non so nulla. Al momento non ho ricevuto alcun avviso di garanzia né ho subito perquisizioni come invece è accaduto ai miei colleghi. Mi sembra tutto strano, io non sono un vaccinatore».

Come può essere finito sotto la lente degli inquirenti?

«L'unica spiegazione è la vaccinazione di mia moglie, che ha 61 anni e da qualche tempo è in pensione».

Lei ha fatto vaccinare sua moglie al posto di altri?

«La mattina dell'8 marzo, mentre ero al lavoro a Macomer, ho ricevuto una telefonata da una collega del poliambulatorio di Oristano. Mi disse che una donna incinta non aveva voluto fare il vaccino, perciò per non perdere la dose mi chiese il nome di una persona a cui somministrarlo. E io indicai mia moglie».

Non pensò a qualche persona anziana o fragile?

«No, la prima persona che mi venne in mente fu mia moglie. Ma credo sia normale, è la persona che mi è più vicina, fare il suo nome è stata la cosa più immediata».

Potrebbe però aver penalizzato altre persone.

«Mia moglie è stata vaccinata a fine mattinata, quando stavano per chiudere quindi quella dose sarebbe andata persa».

Non c'erano le liste di riserva?

«Eravamo nella fase iniziale, non c'erano direttive precise a parte la raccomandazione di non sprecare le dosi perché i vaccini erano pochi. Non si sapeva nulla degli elenchi di riserva e questi aspetti non dipendono dai medici. Noi siamo operai, certe decisioni sarebbero dovute arrivare dall'alto e invece siamo stati lasciati soli».

I vaccini ai familiari insospettiscono gli inquirenti.

«Per dirla tutta, secondo me è giusto vaccinare i familiari dei sanitari. Io, ma come me tanti altri colleghi, da un anno lavoro in condizioni delicatissime e con pochi dispositivi di protezione. Visitando anche 20 persone al giorno e lavorando tra i poliambulatori di Oristano, Nuoro e Macomer mi è capitato di avere contatti con persone positive. Ogni giorno ho rischiato di portare il virus a casa. Credo sia corretto tutelare anche le persone che sono a contatto con i sanitari».

Sono stati vaccinati persino diciottenni.

«Ed è giusto perché i giovani escono di più, hanno maggiori contatti e poi possono essere vettori del virus».

Ma ci sono state corsie preferenziali e furbetti?

«Io so che i miei colleghi ogni giorno fanno mille sacrifici e spesso vengono mandati allo sbaraglio, senza protocolli definiti. Se sono state chiamate altre persone, è stato solo per non perdere le dosi. Tutto è stato fatto a fin di bene, altro che furbetti. E adesso fa male vedere colleghe in lacrime davanti a queste accuse. Ma, fiduciosi, aspettiamo gli sviluppi».

Valeria Pinna

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