Dopo ripetute pressioni da parte della Capitaneria di Porto di Oristano, la società proprietaria delle due navi da trasporto bloccate al porto di Oristano perché sotto sequestro ha finalmente inviato alle imbarcazioni il rifornimento di gasolio necessario per riattivare le attività di sopravvivenza a bordo.

Gli equipaggi della Khosrov Bey e della General Shikhlinsky hanno dunque potuto riaccendere gli impianti di aria condizionata, i frigoriferi porta vivande, il riscaldamento dell'acqua, ripristinando così condizioni di maggiore vivibilità e igiene.

Circa undicimila i litri pompati a bordo, sotto la supervisione della Guardia costiera e dei vigili del fuoco e in collaborazione con la società Ivi Petrolifera e con la Tharros Marittima, che ha messo a disposizione le dotazioni antinquinamento in proprio possesso per effettuare un pronto intervento e, conseguentemente, tutelare l’ambiente marino nel caso in cui si fosse verificato uno sversamento in mare. Un'operazione che ha evitato che la situazione delle persone a bordo, ormai al limite, potesse ulteriormente peggiorare.

Le due navi sono ferme al porto oristanese ormai da mesi, dopo l'arresto dell'armatore azero in Turchia, che ha portato al congelamento dei beni dell'azienda proprietaria e quindi all'impossibilità di pagare gli stipendi e le spese e di continuare a movimentare le merci. Alcuni componenti degli equipaggi hanno deciso di restare a bordo, altri invece hanno scelto di tornare in patria.

Anche per questi ultimi la Capitaneria di Porto si è prodigata per dare assistenza: assieme all’Ufficio Igiene Pubblica dell’Assl di Oristano sono stati organizzati i tamponi per il coronavirus, necessari per lo sbarco e la ripartenza verso i Paesi d'origine, con i costi anche in questo caso, come per il resto dell'assistenza ai marinai, a carico dell'International Transport Workers’ Federation, l'Organizzazione Internazionale per la Tutela dei Lavoratori Marittimi.

(Unioneonline/l.f.)
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