L'impianto di gestione reflui della Geco resta aperto e continuerà ad importare e trattare tonnellate di fanghi pugliesi. Secondo il settore Ambiente della Provincia di Oristano infatti: "non emergono elementi che possano portare all'annullamento dell'autorizzazione rilasciata dall'ente il 24 ottobre del 2018".

La determinazione firmata dal dirigente, Luciano Casu, arriva dopo 49 giorni dalla conferenza di servizi del 21 febbraio scorso convocata "per l'eventuale annullamento d'ufficio dell'autorizzazione rilasciata all'impianto della Geco il 24 ottobre del 2018".

La Conferenza si era resa necessaria dopo tantissime segnalazioni che avevano sollevato dubbi sulla corretta localizzazione dell'impianto che sorge in un'area vocata alla Malvasia doc, tutelata dal Piano regionale dei rifiuti, a meno di 300 metri dall'abitato, a meno di 1000 metri dalle scuole del paese e a meno di 3000 metri dai centri limitrofi. Ma la decisione della Provincia pare non vada giù al Comune, che fino ad oggi ha mantenuto una posizione abbastanza neutra nella guerra contro il centro di trasformazione dei reflui della Geco.

La Giunta di Emanuele Cauli, ha messo mano al portafoglio e dato incarico ad uno studio legale cagliaritano di impugnare la determina dell'ente davanti alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

La decisione è arrivata una settima dopo la "sentenza" della Provincia, notificata agli amministratori il 10 aprile scorso. Sette giorni per prendere una decisione evidentemente molto travagliata. La delibera è firmata dal sindaco e dai due assessori, Alessandro Pala e Giovanni Battista Carta: decisione unanime. Gli avvocati scelti dal Comune sono Stefano Porcu e Mauro Barberio, incaricati di fornire "assistenza e consulenza urbanistica e ambientale, nel procedimento di conferenza di servizi, davanti alla Presidenza del Consiglio dei ministri".

Considerata la complessità della materia e l'urgenza del provvedimento il costo della consulenza è di 11.672,96 euro. Una bella somma per un Comune così piccolo e squattrinato. A dimostrazione che d'ora si fa sul serio. Il sindaco preferisce non commentare anche se sembra assolutamente consapevole che il tempo per fare l'equilibrista è finito: "Gli atti parlano da soli" dice. Il rischio è che se ne vadano tutti a casa. In paese i contrasti interni sulla presenza del centro di smaltimento reflui della Geco sono arrivati ad un punto di non ritorno. Il piccolo centro della Planargia (ma anche i vicini Flussio e Tresnuraghes) è diviso tra chi sostiene la Geco che dà lavoro, e chi difende l'ambiente contro i forti miasmi e le mosche provenienti dal traffico di reflui, così vicino al paese. In effetti fino ad oggi il Comune aveva tenuto una posizione abbastanza ambigua sull'impianto, tanto che, nelle sue conclusioni, la Provincia aveva tenuto conto di diversi elementi a partire dal fatto che "il Comune di Magomadas non si era mai pronunciato su aspetti legati alla corretta collocazione dell'impianto" Posizione molto criticata dal neonato Comitato Ambiente Planargia da da mesi nella guerra contro i cattivi odori e le mosche provenienti dalla linea di trasformazione dei fanghi pugliesi. In occasione dell'ultima conferenza di servizi il gruppo di cittadini aveva organizzato un sit in di protesta di fronte al palazzo di via Carboni. "Non ci aspettavamo di raggiungere chissà quale traguardo, visto come si sono svolti i vari passaggi autorizzativi, anche da parte del comune di Magomadas" commenta il presidente Franco Sechi portavoce di un gruppo di circa 400 persone residenti in diversi paesi del circondario. "Di certo un risultato lo abbiamo raggiunto - continua - da circa tre mesi non vediamo più quel traffico di camion puzzolenti e per tutto questo periodo abbiamo respirato aria pulita e senza mosche. D'ora in avanti sarà sempre così". Al gruppo che fa capo a Sechi, fa eco anche il Comitato bosano "AcquaBeneComune" che oltre a sottolineare i noti disagi provocati dal massiccio arrivo di reflui dalla Penisola, solleva un altro problema legato a recenti studi:la possibilità che la movimentazione di questi fanghi possa alimentare la circolazione del Covid-19.
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