La parola fine forse non è ancora arrivata.

E la battaglia che vede da una Comune e comitato cittadini e dall'altra la San Quirico Solar Power srl potrebbe continuare. Pochi giorni fa il Tribunale amministrativo regionale si è espresso per l'impianto per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile solare e biomassa di 10,8 megawatt a San Quirico: bocciato.

Il Tar presieduto da Francesco Scano, consiglieri Lensi e Rovelli, ha respinto il ricorso presentato dalla San Quirico Solar Power srl contro la Regione e il Comune di Oristano che ad aprile dell'anno scorso avevano bocciato l'intervento per un investimento abbastanza importante, 90 milioni di euro. Il Tar nella sentenza fa un esame dettagliato del lungo carteggio per la costruzione e l'esercizio dell'impianto presentato dalla San Quirico nientemeno che nel 2014. Sei anni di polemiche che avevano visto anche la presenza attiva dei residenti tra San Quirico e Tiria le cui motivazioni sono state avanzate al Tar da Antonio Ignazio Italo Garau, rappresentato dagli avvocati Andrea e Paolo Pubusa. Per i giudici amministrativi tutta la questione ruota attorno a un unico e decisivo punto: la società San Quirico Solar Power aveva sì o no la disponibilità delle aree dove vorrebbe costruire l'impianto? La risposta in sentenza è decisamente no.

L'avvocato Piero Franceschi per la San Quirico di appunti ne aveva mosso ben sei, partendo proprio dalla titolarità dei terreni che sarebbe provata in forza di una delibera dell'Assl del 14 ottobre 2014 e una convenzione tra la società e il Comune del 30 dicembre dello stesso anno, sindaco Guido Tendas. Per il Tar non è così. Per quanto riguarda il Comune il 13 marzo 2018 la Giunta di Andrea Lutzu, subentrata a quella di Tendas, aveva avviato la procedura per la decadenza di quella convenzione successivamente dichiarata tale dal dirigente Giuseppe Pinna.

Ancora più critica - scrivono i giudici in sentenza - la situazione dei terreni dell'Assl in quanto non essendo mai stata sottoscritta la convenzione la società non poteva averne la disponibilità, presupposto indispensabile per ottenere l'autorizzazione. Comunque la si voglia girare, le argomentazione della società "vanno a scontrarsi - concludono i giudici amministrativi - con un presupposto di fatto insuperabile: manca la disponibilità dei terreni". Ricorso respinto perché infondato. Almeno fino a prova contraria da parte del Consiglio di Stato su appello della San Quirico che intanto dovrà pagare mille euro a testa a Regione, Comune e Garau.

"Al di là dei pur importanti aspetti oggetto della sentenza del T.A.R. Sardegna e delle inchieste penali (che faranno il loro corso), al di là della delibera del direttore generale della A.S.L. di Oristano, Mariano Meloni, con la quale si concede in diritto di superficie alla società San Quirico Solar Power di Bolzano 1,5 ettari di terreno stabilendo di incassare appena 750 euro all’anno (per trent’anni) in luogo dei 3.000 euro all’anno (per trent’anni) offerti dalla ditta bolzanina, è forse bene ribadire che la questione dell’impianto solare termodinamico con centrale a biomassa di San Quirico è prima di tutto una questione che attiene al governo del territorio, al diritto delle comunità locali - attraverso i Consigli comunali - a decidere su scelte importanti che incidono sul governo del territorio", sottolinea il portavoce del comitato Antonio Ignazio Garau.

"Quella che è sempre stata contestata è l’inopportuna scelta ubicativa per l’impianto, cioè il fatto che un impianto industriale di quel genere non sia stato proposto in un’area industriale bensì in una ridente zona agricola e per di più nel bel mezzo di due insediamenti urbani diffusi, quali sono le borgate di San Quirico e Tiria, dove abitano 700-800 persone", puntualizza ancora Garau.

Poco meno di un anno fa l'idea di rinunciare all'iniziativa del parco solare più centrale a biomassa nemmeno sfiora il direttore tecnico della San Quirico Solar power Federico Mascotti. "Abbiamo investito tanto, è un ottimo progetto, andremo avanti". Adesso la palla è nelle mani proprio della società. In queste ore si sta valutando se presentare ricorso al Consiglio di Stato o meno. E quindi la battaglia potrebbe continuare.
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