Ci sarebbe un primo iscritto sul registro degli indagati e la ricostruzione fatta dalla Polizia postale, sotto il coordinamento della Procura di Oristano, sarebbe arrivata alle prime conclusioni al termine degli accertamenti scattati dopo la denuncia presentata dalla famiglia Palumbo. Attorno alla vicenda della presunta truffa c'è il massimo riserbo: impossibile saperne di più. Ma l'inchiesta sulla raccolta fondi per consentire a Paolo Palumbo, arrivato a cantare la sua voglia di vivere e di non piegarsi alla Sla sul palco di Sanremo, di sottoporsi a una terapia sperimentale molto costosa e poi rivelatasi un probabile raggiro, sarebbe a una prima svolta: c'è un indagato (ma potrebbero essere di più) e la vicenda dei 160mila euro raccolti grazie alla piattaforma GoFundme sarebbe particolarmente complessa. E la regia di tutto questo sarebbe inaspettata.

Le perquisizioni

Poche settimane fa gli investigatori della Polizia postale si sono presentati anche a casa dei familiari di Palumbo per le verifiche su pc, mail e telefoni cellulari. L'esito - vista la delicatezza della vicenda - è blindato dietro un fitto riserbo ma avrebbe spinto la Procura di Oristano a svolgere ulteriori accertamenti. Cosa hanno trovato gli esperti della Postale? A quali conclusioni sono arrivati? La persona indagata - o le persone - hanno delle responsabilità dirette in questa storia? Oppure sono state a loro volta raggirate? Da chi? A queste domande gli inquirenti avrebbero dato delle prime risposte ma servirebbero ulteriori conferme.

I rimborsi

Intanto il ventiduenne oristanese Paolo Palumbo non si è ovviamente fermato, come da sua natura. È riuscito ad arrivare sul palco dell'Ariston diventando il vincitore morale del festival di Sanremo. Ha lanciato un inno alla vita conquistando tutti. E la vicenda della raccolta fondi non ha scalfito la sua forza di volontà. Perché chi ha infranto la speranza di potersi affidare alla terapia Brainstorm (il protocollo sperimentale ideato da una casa farmaceutica statunitense) a causa di un raggiro "ha trasformato il sogno di un ragazzo che sta morendo nel peggior incubo. Pagherai per quello che hai fatto. La mia unica colpa? Forse quella di voler guarire", come ha detto Paolo Palumbo. Dopo la scoperta del raggiro, la piattaforma GoFundme aveva suggerito al giovane di destinare le risorse raccolte a un altro progetto, come quello di realizzare una struttura che possa accogliere i malati per periodi di vacanza. E chi non condivideva l'idea avrebbe avuto indietro i soldi versati. Alcune richieste, arrivate oltre il termine fissato, non sono state rimborsate e non sono mancate polemiche e proteste.

Il legale della famiglia

"Chi non condivide e vuole indietro i soldi può presentare la richiesta direttamente a me", ha spiegato Palumbo. Intanto sull'inchiesta l'avvocato della famiglia, Mario Gusi, chiarisce: "Ci sono indagini e c'è il segreto istruttorio. Ci atteniamo a questo e alla denuncia presentata dai Palumbo, vittime della truffa".

Matteo Vercelli

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