"Assassini. Nessuno vi potrà perdonare per quello che avete fatto. Tutti devono essere condannati allo stesso modo".

Non riescono a trattenere il dolore le nonne di Manuel Careddu, Gavina Puggioni e Maria Salaris, anche dopo la sentenza per i tre maggiorenni coinvolti nel delitto del loro nipote, ucciso l'11 settembre del 2018 sulle rive dell'Omodeo e ritrovato un mese dopo alla periferia di Ghilarza.

"Giustizia è fatta - commenta la nonna paterna - ma non basta. Dovete passare la vostra esistenza in una cella e si devono buttare via le chiavi".

Ieri il gup Silvia Palmas ha pronunciato la sentenza al termine del rito abbreviato: ergastolo a Christian Fodde, trent'anni a Riccardo Carta e sedici a Matteo Satta. "Il meno peggio del branco", ha commentato la madre di Manuel, Fabiola Balardi, in lacrime: "Giustizia è fatta? Forse. Manuel nessuno però me lo potrà restituire. Riposa in pace, figlio mio".

"Una sentenza giusta sicuramente, che però non mi fa gioire. Non posso esultare, perché mio figlio è sotto terra da circa un anno. Non posso gioire perché non tutti del branco sono stati puniti allo stesso modo, per quello che hanno fatto. Per esempio la minorenne, la regista di questa triste storia, ha avuto solo 16 anni e forse non li sconterà neanche. Spero quindi nella giustizia divina".

Se chiedessero di essere perdonati perché pentiti? "Non esiste il perdono per questi assassini". Dello stesso avviso Corrado Careddu, padre di Manuel. "Per tutta la mattina ho ascoltato le repliche della difesa. Eresie. Ho cercato di guardare in faccia quei tre assassini, ma tenevano la testa bassa. Non hanno avuto il coraggio neanche di chiedere scusa e perdono per quello che hanno fatto. Hanno ucciso Manuel e devono pagare. Devono soffrire le pene dell'inferno, come ha sofferto mio figlio in quei drammatici momenti prima di essere ammazzato e poi sepolto come una bestia".

(Unioneonline)
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