Pur di riscuotere i debiti legati alla cessione di droga erano pronti a tutto, anche a rapire e stuprare la madre di uno dei debitori.

Lo hanno scoperto attraverso le intercettazioni i carabinieri della Compagnia di Oristano, che due giorni fa hanno sgominato una banda dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti nell'ambito dell'operazione Grighine.

Finora l'inchiesta - partita un anno fa dopo la denuncia di uno spacciatore di Marrubiu - ha portato a 16 misure cautelari: tredici in carcere, una agli arresti domiciliari e due obblighi di dimora.

Il pusher, finito anche lui sotto inchiesta, ha raccontato le minacce subite da alcuni componenti di questa organizzazione e ha fatto i nomi di Andrea Cuscusa, di Villaurbana, e dell'appuntato dei carabinieri in servizio a Tonara, Marco Saba.

Il racconto dell'uomo ha trovato riscontri nelle intercettazioni.

Tra i metodi utilizzati per riscuotere quattrini anche quello adottato da due indagati, che si erano presentati a nome dello studio legale Sollai per essere messi in contatto con un debitore.

A questo proposito l'avvocato Gianfranco Sollai ha annunciato una denuncia.

Ieri, intanto, si sono svolti gli interrogatori di garanzia: nessuno degli indagati ha risposto alle domande del gip Annie Cecile Pinello, mentre qualcuno ha dichiarato di ritenersi estraneo alle contestazioni.

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