Nel cartello affisso sopra tutte le imbarcazioni c'è scritto chiaramente la parola "Vendesi". In realtà però si tratta di una protesta, per ora pacifica, che parte dal porticciolo di Torre Grande sino ad arrivare a quello di Marceddì, nel terralbese. Gli operatori delle marinerie oristanesi da oggi sono sul piede di guerra. Protestano contro il decreto Manzato che, a detta loro, condanna il settore.

Mentre per il Governo si tratta di limitare la pesca del polpo in maniera transitoria in attesa di uno studio scientifico sui metodi di prelievo attraverso il sistema di cattura a trappola.

"Se prima potevamo utilizzare 400 nasse a imbarcato, trappole in plastica per questo tipo di pesca, ora invece ne sono consentite solo 250 ad imbarcazione con a bordo tre operatori - spiega il pescatore Sandro Piscedda -. Per noi significa quindi lavorare molto meno. Questo nuovo regolamento ci taglia le gambe".

Ma non solo. Sotto accusa anche il Comune di Cabras e il Ministero dell'Ambiente che ancora non hanno rilasciato i permessi di pesca per operare all'interno dell'Area marina protetta del Sinis.

La vecchia documentazione è scaduta lo scorso 31 dicembre.

I pescatori per ora si limitano ad appendere i cartelli, ma se entro pochi giorni nessuno darà loro udienza minacciano di restituire le schede elettorali e chiudere i porti commerciali dell'Isola. Intanto domani mattina, al porticciolo di Torre Grande, è previsto un sit-in.
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