Nel ventre del Supramonte per seguire il filo di un mistero tutto da svelare: questa mattina un gruppo di sei persone, tra cui speleologi, carabinieri e un archeologo, è scesi nella grotta di Su Nuraxeddu, un anfratto lungo venti metri metri e alto otto.

Hanno scavato alla ricerca di nuove tracce, senza fortuna. Il 2 marzo un gruppo di speleologi di Oristano, di casa nella pancia carsica di Baunei, aveva trovato resti umani, in particolare una calotta cranica.

Proprio loro ieri hanno accompagnato gli inquirenti durante il sopralluogo.

Ieri le ricerche disposte dalla Procura e coordinate dai militari della compagnia di Lanusei, non hanno avuto esito.

Tuttavia i resti trovati in precedenza sono stati inviati all'istituto di medicina legale di Cagliari.

Le ossa, oltre il frammento di teschio, una vertebra, parleranno. Diranno parecchie cose sul protagonista suo malgrado di questa scoperta. Innanzitutto forniranno un contesto temporale e magari anche qualche dettaglio sulla sua dipartita.

Nei primi giorni di marzo gli speleologi erano arrivati a Nuraxeddu in quanto il proprietario del terreno, Renato Mereu, aveva chiesto loro di esplorarla. Per questo motivo Giovanni De Falco, di Riola Sardo, si era avventurato fino alla alla scoperta del cranio, tra ossa di animali e altri sedimenti.

Gli speleologi erano subito risaliti e fatto la segnalazione ai carabinieri della stazione di Baunei, seguendo alla lettera il protocollo da seguire in casi come questo.

Le ipotesi sono innumerevoli e nessuna accompagnata da prove concrete.

Si potrebbe trattare di una persona scomparsa, caduta e mai più ritrovata, oppure di una persona uccisa e gettata in una grotta. Tuttavia potrebbe perfino trattarsi di una sepoltura. La datazione darà subito qualche certezza. Fornirà le coordinate base per tracciare gli ultimi passi dello sconosciuto. Se gli esami diranno che i resti sono recenti allora si apriranno scenari inquietanti, pane per gli inquirenti, se invece dovessero essere antichi la competenza passerebbe agli antropologi.
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