"Mi avvalgo della facoltà di non rispondere".

Ha deciso di fare scena muta davanti ai magistrati di Nuoro Alaji Amin, il 38enne di origine palestinese arrestato a Macomer con l'accusa di terrorismo internazionale.

Gli indizi nei suoi confronti sarebbero però eloquenti.

A cominciare dalla sua quasi costante presenza online, parecchie ore al giorno, e anche di notte, per visitare decine e decine di elettrononiche, per restare in collegamento con le reti dell'Isis e reperire nozioni utili a compiere attentati.

Una "caccia" online alle informazioni (in particolare su sostanze tossiche, dall'antrace alla ricina), che occupava quasi interamente la sua vita quotidiana: negli ultimi mesi, infatti Amin non ha mai lavorato, vivendo solo dei sussidi che ricevevano la moglie e il figlio diversamente abile.

Una simile mole di ricerche sul web non è sfuggita alle forze dell'ordine. La polizia lo stava tenendo sotto controllo dal settembre scorso.

Quando poi la minaccia si è fatta più concreta - sembra che il 38enne avesse deciso di colpire nel periodo di Natale - è scattato il blitz che l'ha condotto a Badu e' Carros.

Qui, almeno per il momento, l'aspirante terrorista, ha deciso di trincerarsi nel silenzio.

Nel frattempo, il sindaco di Macomer, Antonio Succu, sollecita popolazione e opinione pubblica a non confondere richiedenti asilo con terroristi. Ma allo stesso tempo chiede allo Stato e alle autorità competenti misure adeguate per garantire la "sicurezza" nei territori dove sorgono i centri d'accoglienza e di rimpatrio (uno sorgerà proprio a Macomer) finalizzati proprio a "fare da deterrente".

(Unioneonline/l.f.)
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