"Il servizio di foto sexy nelle stanze del castello non fa altro che immortalare quello che nel medioevo era proibito mostrare, mentre nell'era di internet è sotto gli occhi di tutti".

Con spontaneità e naturalezza Silvia Bandino, 39 anni, racconta "il putiferio" che ha scatenato pubblicando su Facebook e Instagram le sue foto glamour dentro l'edificio del 1188.

Perché proprio il castello di Sanluri del conte Villasanta?

«Perché Sanluri è il mio paese. E poi perché si trova a metà strada fra Ussana dove lavoro nel mio bar-ristorante e Guspini dove abita il fotografo».

Un maniero medioevale non è inusuale per un look discinto?

«Anche nel medioevo le donne erano tali e quali a quelle dei giorni nostri. La differenza è che oggi con i social e internet tutto è pubblico».

I padroni di casa sono risentiti.

«È un problema loro. Sono stata chiara dall'inizio. Mi ha contattato come modella un fotografo che parteciperà alla mostra "La bellezza delle donne". Poi tramite mio padre mi è stata concessa l'autorizzazione a utilizzare come set il castello. Tutti sapevano».

È vero che avrebbe dovuto indossare solo costumi d'epoca?

«Era per una mostra. Qualche scatto in abito lungo c'è stato. La maggior parte sono seminude. La verità è che i padroni di casa vogliono scaricare su altri la loro leggerezza. Non ci sto a passare come una ladra. Non ho rubato nulla. Basta chiederlo ai dipendenti che ci hanno accolto, dato suggerimenti e consigli per non ostacolare le visite dei turisti. Quello che è successo dentro quelle stanze lo sapevano tutti in anticipo».

Se l'avessero autorizzata solo per un look storico, avrebbe accettato?

«Sono di Sanluri, ma non ho mai partecipato a Sa Battalla né ad altri eventi simili. Ho pensato al castello per promuoverlo: è un monumento importante del mio paese. E le foto osè non credo offendano la memoria storica».

A Sanluri è stata la prima volta?

«Al castello sì. A dire il vero, in altre occasioni, un po' ovunque, sono stata davanti all'obbiettivo poco vestita, ma sempre elegante. Amo il rosso e il nero. Odio la volgarità e ammiro la professionalità di coloro che svolgono la professione di fotografo».

La storia del set osè al castello si è diffusa in rete, in municipio e nel territorio.

«Già».

Pentita?

«Assolutamente no. È stata una la foto che ha generato un polverone: io in piedi in camera da letto, con reggiseno e mutandina e il "lato b" riflesso allo specchio».

Ha pensato di chiedere scusa?

«Chiedere scusa? A chi e perché? In futuro ci pensino bene prima di aprire le porte alle persone che bussano, chiedono ed entrano solo quando i cancelli si spalancano».

Come vorrebbe si chiudesse questa polemica?

«Ciascuno deve assumersi le sue responsabilità e smetterla di trattarmi da ladra, scaricandomi addosso colpe che non ho. Il buon senso dovrebbe guidarci a evitare il Tribunale. Ma comunque ho le prove di quel che dico».

Santina Ravì

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LE FOTO:

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