La nuova perizia psichiatrica non lascia dubbi: Dimitri Firicano, il giovane di Biella che nel giugno 2017 uccise a coltellate la fidanzata Erika Preti mentre trascorrevano insieme le vacanze in una villetta di San Teodoro era capace di intendere e volere.

Dopo il rinvio dell'udienza del 19 maggio scorso a causa del coronavirus, a spiegarlo oggi alla corte d'Assise d'appello di Sassari sono stati i due specialisti incaricati dalla corte, il professor Pietro Pietrini, psichiatra e neuroscienziato specializzato anche in biologia molecolare e il neurologo Andrea Stracciari.

Una perizia che era stata richiesta dalla difesa di Firicano che proprio nelle motivazioni del ricorso proposto dagli avvocati, Roberto Onida e Alessandra Guarini, avevano evidenziato che il commesso di Biella, soffriva da tempo di epilessia. Patologia che avrebbe potuto aver influito sul delitto.

Già in primo grado una perizia aveva definito Firicano capace di intendere e volere e il tribunale di Nuoro, con rito abbreviato, aveva condannato a 30 anni il commesso biellese. Una sentenza che, per la difesa, era viziata da una violazione del contraddittorio, dato che era mancato uno periti del collegio.

Firicano al momento della sentenza non era in aula. L'uomo nei mesi scorsi aveva chiesto scusa ai genitori della vittima ma per la parte civile - rappresentata dall'avvocato Lorenzo Soro - è stato solo un modo di alleggerire la sua posizione.

Già in primo grado, la difesa aveva aveva avanzato l'ipotesi di un vizio parziale di mente, che invece il verdetto del giudice aveva in pratica escluso.
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