"Buongiorno, io sarei il dipendente Enac, il furbetto che lavorava come guida turistica nei periodi di malattia, così come riportato in quasi tutti i giornali, locali e nazionali, e come tale, penso mi sia dovuto il diritto di replica per fare qualche precisazione".

Inizia così la missiva arrivata in redazione dal lavoratore dell'azienda aeroportuale finito nel mirino della Guardia di Finanza per aver chiesto, in due anni, quasi 200 giorni di permessi per malattia, che utilizzava, questa la contestazione, per arrotondare con un'altra attività in Costa Smeralda.

Attività che gli avrebbe consentito di guadagnare circa 25mila euro.

Una lettera per spiegare "le mie ragioni", di cui pubblichiamo di seguito i passaggi salienti, omettendo però nome e cognome per tutelare la privacy del diretto interessato, dei suoi familiari e delle altre persone coinvolte.

"In nessuno degli articoli che mi riguardano, anche in quelli molto dettagliati, non si specifica di quale malattia soffro", precisa il lavoratore, nei confronti del quale è scattata una denuncia. Lo stesso aggiunge: "Ebbene, ecco cosa riporta il verbale di visita medica: sindrome ansioso depressiva con tono dell'umore notevolmente deflesso, labilità emotiva, verosimilmente causata da problemi familiari".

Ed entra poi nel merito dei suoi "problemi famigliari".

"Oltre cinque anni fa, nel settembre del 2013, mia figlia di due anni è stata portata via dalla madre all'estero, quindi si tratta di una banalissima sottrazione di minore, una delle centinaia, che ogni anno abbiamo in Italia, e per la quale il nostro paese ha il triste primato di avere uno delle più basse percentuali di rientro di minori in Europa. Chi conosce questi casi sa bene del calvario al quale va incontro un genitore nel nostro paese. Anch'io le ho provate tutte: con ricorsi e controricorsi. Per farla breve, tutte le mie denunce sono andate a vuoto, e mi sono ritrovato a pagare tutte le spese legali".

Il risultato, precisa la missiva, sono stati numerosi debiti, cui è stato difficile far fronte.

"Quando sono stato convocato per l'ultimo pignoramento - prosegue il lavoratore - ho fatto presente al giudice la mia difficoltà a far fronte a tutti questi pagamenti: alimenti, spese legali e per ultima anche una cartella di Equitalia da 13.500 euro".

Insomma, "una disperata situazione finanziaria, con decine di migliaia di euro di debiti".

Questi, ma non solo, i motivi che lo avrebbero costretto una seconda occupazione.

"Non la guida turistica (attività che richiede peraltro una grande preparazione e dedizione), bensì quella di tassista notturno, che svolgevo contemporaneamente a quella di giorno in aeroporto".

Una sorta di "doppia vita" obbligata, per uscire - conclude la lettera - da una "esperienza devastante non solo dal punto di vista emotivo ma anche economico".

(Unioneonline)

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