Mentre l'Italia si gioca la partita delle riaperture, a partire da lunedì 26, la Sardegna, in piena zona rossa secondo gli esperti almeno per le prossime due settimane, accelera sul programma di ripartenza. E lo fa a partire dai vaccini, con un'accelerazione che però ancora non basta.

I NUMERI - Venerdì è stata toccata la cifra record di 13.195 somministrazioni, sabato - come fisiologico nel weekend - le dosi inoculate sono state in tutto 8.605. Di quelle ricevute complessivamente dall'inizio della campagna (450.710) ne è stato utilizzato l'85,9% (più indietro di noi ci sono cinque regioni) e - secondo il report del Governo (aggiornato al 16 aprile) gli over 80 che hanno ricevuto la prima iniezione sono 81.647 (il 65,44%) e anche la seconda 39.328 (31,52%).

Restano, dunque, 36mila grandi anziani che aspettano una chiamata. E nella categoria 70-79 anni, poco meno di 50mila persone (il 28,33%) hanno avuto la prima dose e 5.678 il richiamo (3,23%): mancano ancora all'appello 126mila sardi.

IL PROGRAMMA - Il programma che fissa le tappe della campagna è stato rivisto nei giorni scorsi dal commissario straordinario Massimo Temussi con alcune novità.

E su tutte le diverse tipologie di punti vaccinali previsti, con l'auspicio di una moltiplicazione esponenziale di punti vaccinali comunali, da attivare con la collaborazione tra amministrazioni e medici di medicina generale.

Con la logistica esistente e la piena funzionalità (risorse umane) - evidenzia il Piano - il potenziale vaccinale nell'Isola attualmente è di 15.650 dosi al dì. Il target dato dal generale Figliuolo è 17mila a fine mese.

LE DEGENZE - Nel frattempo, è boom di ricoveri a Cagliari, con glli ospedali Covid della città diventati il punto di riferimento della rete sanitaria di tutta l'Isola.

La terza ondata, complici l'effetto zona bianca e la più aggressiva variante inglese, è entrata nel vivo e il numero di nuovi pazienti ha raggiunto dimensioni significative. "L'aumento dei ricoveri nelle ultime settimane ha costretto i poco capienti reparti distribuiti sul territorio regionale a dirottare i pazienti verso i nostri centri", spiega Sergio Marracini, direttore del presidio unico Covid del capoluogo. Che però rassicura: "I nostri ospedali sono soltanto i più preparati ad accogliere un picco di pazienti e si stanno rivelando anche questa volta all'altezza della sfida".

(Unioneonline)

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