Alle 10,30 a Cagliari, un'ora e mezza dopo il normale orario vista l'emergenza sanitaria, è cominciata nell'aula magna del palazzo di giustizia la cerimonia per l'inaugurazione dell'anno giudiziario con la lettura della relazione da parte della presidente facente funzioni della corte d'appello Maria Mura. È presente tra le autorità il governatore Christian Solinas.

Presenze ridottissime, quindi, solo una decina di persone in aula e poche altre ammesse a parlare: è l'inaugurazione dell'anno giudiziario 2021, appuntamento segnato dalla pandemia che impone ranghi ridotti e tempi minimi di esposizione delle relazioni. Così, in "un'atmosfera che non ho difficoltà a definire surreale sia per il numero di partecipanti che per le modalità di svolgimento", la presidente facente funzioni di Corte d'appello Maria Mura ha esordito aprendo la "cerimonia" seguita da pubblico e stampa via Teams, dunque in collegamento da remoto come in tante altre occasioni (non solo di lavoro) ci si è abituati a fare in questi lunghi 12 mesi.

Le autorità (Foto A.Manunza)
Le autorità (Foto A.Manunza)
Le autorità (Foto A.Manunza)

L'emergenza sanitaria è il "vero elemento di significativa novità" avendo "inciso in modo significativo sull'attività giudiziaria di tutto il Distretto". A partire da marzo è stata "imposta la sospensione di tutta o quasi l'attività" e le udienze sono state rinviate, necessità che ha comportato una "sensibile contrazione in termini sia di sopravvenienze sia di definizioni" di procedimenti. Poi nella seconda fase c'è stata la "graduale ripresa dell'attività sia pure a ritmi non ordinari" ma principalmente con la trattazione scritta e, quanto al penale, con le udienze da remoto. "Un impegno davvero gravoso" per "giudici, avvocati e personale di cancelleria " anche per gli strumenti "non adeguati a disposizione".

I problemi principali sono identici a quelli del passato. Buchi negli organici amministrativi con l'obbligatorio ricorso ad applicazioni da altri uffici, dove ovviamente si creano altri vuoti. A Sassari in Appello mancano il dirigente amministrativo, un direttore di cancelleria su due, un funzionario contabile su due; c'è un cancelliere su 5 e sta andando in pensione. A Cagliari la situazione è definita "grave": la scopertura è del 57 per cento. È "difficile" a Sassari, a Nuoro (non c'è il dirigente amministrativo), a Oristano (mancano il 18,8 per cento del personale e il 60 per cento di ufficiali giudiziari), a Tempio (assenti dirigente amministrativo, cinque cancellieri su otto, un conducente).

Tempio, "terzo Tribunale in Sardegna", ha un'alta carenza di magistrati tanto da essere ritenuto oramai "sede disagiata". A Cagliari gli impianti di registrazione sono assenti in molte aule gip; a Sassari non ci sono locali sufficienti per le udienze, a Nuoro il Tribunale è a rischio sicurezza e a Oristano è in stato di degrado.

CAGLIARI - A Cagliari in Appello sono diminuiti i procedimenti riguardanti la protezione internazionale, perché in caso di ricorso ora si va direttamente in Cassazione: si è passati da 223 a 56, il 75 per cento in meno. L'unica aula dove è possibile fare i processi a distanza è quella dell'Assise, usata anche da giudici monocratici, Tribunale collegiale e gip, dunque i tempi inevitabilmente sono maggiori.

Durante il periodo dell'emergenza sanitaria è cresciuto l'uso del processo telematico e si è registrata "un'impennata dei depositi telematici passati, nel contenzioso civile, da 53.879 dello scorso anno a 172.844 dell'ultimo anno. Sono aumentate, seppure meno, anche le notificazioni e comunicazioni elettroniche: 297.035 notifiche e comunicazioni telematiche a fronte delle 244.347 nel periodo precedente". Nel penale invece il processo penale "è ancora inattuato".

Durante la pandemia sono state istruite e discusse meno cause civili, quindi c'è stata una riduzione nel numero di decisioni rispetto all'anno precedente. Sono aumentati i procedimenti di volontaria giurisdizione in materia di Famiglia (pendenze del 119 per cento in più, 136 rispetto a 62).

Anche nel Tribunale penale la "mancata celebrazione delle udienze già fissate dal 9 marzo all'11 maggio 2020" ha "comportato una flessione della produttività, non essendo stati definiti procedimenti per oltre due mesi". I rinvii hanno sovraccaricato le udienze successive, così rispetto al periodo precedente c'è stato un incremento delle sopravvenienze (+ 24), una leggera riduzione dei procedimenti definiti (- 12) e un incremento delle pendenze finali (+47). Le sentenze sono state 101 rispetto alle 109 dell'anno prima: due le pronunce di prescrizione. Le udienze (dibattimentali e camerali) sono passate da 342 a 319.

Le pendenze finali sono passate da 5.089 a 4.691 nonostante le sentenze, 7.486 rispetto alle 9.697 del periodo precedente.

I REATI - Diminuiscono i reati contro la pubblica amministrazione, quelli per omicidio colposo o lesioni colpose gravi o gravissime, 68 rispetto ai 91 di un anno fa. Aumentano gli omicidi stradali (cinque in più). In leggero aumento gli omicidi (9 rispetto a 8, in due casi si tratta di femminicidi).

Si assiste invece a un “Preoccupante aumento dei delitti contro la libertà sessuale”, 207 procedimenti contro 168, mentre calano i procedimenti per stalking, 260 contro i 298. “Preoccupante” come fenomeno sociale quello della detenzione di materiale pedopornografico.

Cala lo spaccio, diminuiscono i reati informatici e tributari, quelli contro il patrimonio e i reati economici, sull’inquinamento e sullo stoccaggio dei rifiuti. Aumentano le riduzioni in schiavitù e la tratta di esseri umani, si assiste anche a “un netto aumento delle misure cautelari” per reati in sede familiare, soprattutto con l’allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento alla casa familiare. A Cagliari sono stati istruiti 114 processi per maltrattamenti.

In campo civile a Cagliari sono arrivate 6.760 decisioni rispetto alle 8.481 dell’anno precedente, a fronte di 6.349 nuovi fascicoli (erano stati 9.363 l’anno prima). Restano aperti ancora 18.794 procedimenti.

Sono stati dichiarati 117 fallimenti contro i 167 del periodo precedente. Restano aperte 1.011 procedure.

Diminuiscono le cause di lavoro e previdenza, con 7.450 fascicoli pendenti a fronte dei 7.845 dello scorso anno e 3.951 nuove iscrizioni rispetto alle 5.048 dello scorso anno.

LOCKDOWN - In Procura a Cagliari i provvedimenti di contrasto alla propagazione del contagio assunti a più riprese dal Governo e dalla Regione hanno inciso pesantemente sui flussi in entrata e in uscita. Sul primo versante, le limitazioni alla libertà di circolazione hanno cagionato un notevole calo delle notizie di reato; d’altro lato la gestione dei nuovi procedimenti e di quelli pendenti ha subito un rallentamento. Anche le attività di indagine svolte sul territorio sono state limitate alle urgenze. Perciò all’inizio della fase 2 (dal 12 maggio 2020), si è verificato “un discreto arretrato, peraltro successivamente smaltito grazie alla sostanziale ripresa del lavoro in presenza e al sopraggiungere del periodo estivo, cui si accompagna solitamente un calo delle ordinarie attività.” Per tutto il periodo del lockdown le notifiche degli avvisi di conclusione delle indagini sono state sospese, ad eccezione di quelle relative ai procedimenti urgenti. Così a Cagliari allo scorso giugno erano da notificate ancora circa 1200 fascicoli.

All’Ufficio Dibattimento la sospensione delle udienze dal 9 marzo al 12 maggio ha comportato “un estremo disordine e un grande arretrato”, perché le udienze non si sono tenute e circa duemila processi sono stati rinviati.

Il lockdown ha provocato la riduzione dei procedimenti in entrata e un “generale aumento delle pendenze, peraltro molto contenuto”. È diminuito il numero di richieste di arresto, tranne che per tutelare le vittime della violenza domestica e di atti persecutori: un fenomeno “in molti casi favoriti dalla convivenza forzata imposta dalle limitazioni alla circolazione imposte nella Fase 1, che ha esacerbato conflittualità familiari preesistenti e scatenato forme di violenza sempre più efferate tali da creare condizioni di serio pericolo”. I due femminicidi sono avvenuti in contesti familiari “condizionati da fragilità mentale”.

LE CARCERI - Resta il problema del sovraffollamento carceri. È alta la percentuale di tossicodipendenti reclusi (circa il 30 %) e molti detenuti hanno disturbi di rilevanza psichiatrica. Mancano i Direttori degli istituti di pena, sono "Inadeguati gli stanziamenti per la rieducazione, in particolare quelli per finanziare il lavoro", nonostante "l'attività lavorativa costituisca un potente incentivo alla rieducazione e riduca grandemente le tensioni e le frustrazioni derivanti dalla carcerazione". Gli specialisti "sono pochi". A Sassari ci sono 401 detenuti: la struttura "soffre di vari problemi, dalla insufficienza del riscaldamento nei mesi invernali alle alte temperature che si registrano in quelli estivi, oltre alla presenza di muffe e ruggine e ai pavimenti e ai battiscopa rotti. È grave la situazione dell'acqua potabile". A Tempio i detenuti sono 140, ad Alghero 127, a Nuoro 265, a Mamone 150.

In definitiva, l'anno è stato eccezionale e ha creato gravi problemi. Neanche si può programmare adeguatamente il futuro. Stallo in tante materie, con rinvii dei procedimenti anche riguardanti la tutela delle persone più fragili. Gli effetti della pandemia sono tangibili. Ma la Giustizia non deve subire interruzioni. Serve però un sistema per lavorare da remoto, strumenti più moderni e assistenza immediata in caso di interruzione.

LA PROTESTA - In fila davanti all'ingresso del Palazzo di giustizia per protestare contro il trattamento subito da decenni da parte dello Stato, che non riconosce loro malattia, previdenza, ferie.

Vpo (vice procuratori onorari) e got (giudici onorari) hanno diffuso una nota per rimarcare il proprio disagio.

La protesta dei magistrati onorari (Foto concessa)
La protesta dei magistrati onorari (Foto concessa)
La protesta dei magistrati onorari (Foto concessa)

"I magistrati onorari esprimono viva preoccupazione per la perdurante indifferenza che le istituzioni, nella persona del ministro della giustizia, riservano alla magistratura onoraria, e per la scelta, che sembra delinearsi, volta a mantenere invariato l'impianto della proposta governativa che continua, malgrado le sentenze europee e nazionali, a negare ai magistrati onorari in servizio diritti ormai assodati quali la retribuzione corrisposta ai lavoratori comparabili, le tutele assistenziali e previdenziali, il mantenimento delle funzioni fino all'età pensionabile.

Una riforma che continui a prevedere solo indennità a cottimo, legate a specifiche prestazioni o, in alternativa (a partire non si sa bene da quando) a imprecisati "impegni", rinviando a un futuro più che mai incerto tutto quanto attiene ai diritti giuslavoristici previsti per ogni lavoratore, non è certo la soluzione che ci aspettiamo dal Parlamento.

Tantomeno può esserlo se si considera che all'illusorio e impercettibile miglioramento economico avrebbe quale contrappeso il demansionamento dei magistrati onorari e l'aggravamento del carico di lavoro, anche attraverso lo strumento della revoca in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi, discrezionalmente valutato".

GLI AVVOCATI - Aldo Luchi, presidente dell'Ordine degli avvocati, nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario ha sostenuto che tra le vittime di questi ultimi 12 mesi ci sia anche "la Giustizia", le cui "già gravi pregresse patologie" sono state "aggravate dalla pandemia" che ne ha "compromesso irreversibilmente il già precario stato di salute".

Patologie "causate da pseudo riforme mai attuate completamente e da scelte normative populiste gravemente e colpevolmente slegate dai principi costituzionali e comunitari, in ordine alle quali l'avvocatura ha espresso, inascoltata, pareri, proposte e contributi".

La Giustizia "è rimasta vittima dell'inadeguatezza e arretratezza della propria struttura, della paralisi del suo personale, da scelte normative e regolamentari che non esito a definire scellerate". Si sono susseguite "norme contraddittorie" che a volte si sono "perfino accavallate tra loro" e che comunque hanno "sempre e comunque tamponato situazioni emergenziali".

Il racconto "di una realtà immaginaria fatta di ingegnerizzazione, efficienza, digitalizzazione, snellimento del sistema Giustizia si pone a metà strada tra la propaganda e il totale scollamento dalla quotidianità, e sembra ignorare i quasi quotidiani blocchi dei sistemi informatici ai quali si accede da un portale web che non rispetta i minimi standard di sicurezza".

Così, in "questo stato di abbandono, l'Avvocatura ha profuso ogni impegno possibile, ha formulato proposte e osservazioni, ha contribuito lealmente e disinteressatamente a trovare soluzioni ai problemi che era possibile affrontare a livello locale, ha indicato priorità e criticità da affrontare congiuntamente, ha affrontato un repentino processo di adeguamento alle innovazioni di volta in volta introdotte, perfino accollandosi rischi professionali derivanti dalle lacune normative e regolamentari e dalle loro interpretazioni in senso formalistico. Ma soprattutto ha dovuto assistere alla compromissione dello Stato di Diritto, nelle udienze celebrate su piattaforme telematiche che annullano il principio di oralità o con il deposito di note scritte che non garantiscono il rispetto del principio di immediatezza". Le prospettive "per l'anno che inizia non paiono migliori. Anzi, è ragionevole ritenere che la crisi dei diritti spiegherà appieno le sue conseguenze proprio da ora in poi. E l'esiguità dei fondi destinati al comparto Giustizia nel Recovery Plan rafforza questa convinzione".

LE CAMERE PENALI - L’intervento delle Camere penali: “Nonostante l’immagine deprimente e inquietante della Magistratura che quotidianamente le dichiarazioni e esternazioni del magistrato Luca Palamara ci offrono, non si è rinunciato al teatrino annuale fatto di sfarzo di Ermellini, ufficiali in alta uniforme, frasi fatte, autocelebrazioni in cui si e’ trasformata l’Inaugurazione dell’anno Giudiziario. La verità è che il vaso di pandora scoperchiato da Palamara e il doveroso rispetto per la terribile situazione in cui versa il nostro paese avrebbero dovuto indurre la magistratura a ben più miti pretese prevedendo manifestazioni di assai più modesta forma esteriore e ben altri contenuti sostanziali. L’Avvocatura penale è pronta a offrire, come ha sempre fatto, il suo fattivo contributo perché l’emergenza venga superata, ma non si può non dire che c’è chi all’interno delle forze politiche e zone grigie della magistratura ha profittato e intende profittare della pandemia per dare una spallata definitiva al sistema dei diritti e delle garanzie e al processo accusatorio. L’Avvocatura penale costituirà come sempre un argine per impedire che queste deviazioni del sistema democratico si realizzino”.
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