Top manager dell'Eni, cagliaritano, 58 anni, Roberto Casula è una delle figure di spicco nel processo Eni Nigeria.

Secondo i pm Sergio Spadaro e Fabio De Pasquale, Casula sarebbe il regista dell'operazione che ha portato nelle tasche dell'ex ministro del petrolio nigeriano, Dan Etete, un miliardo e 90 milioni di dollari.

Il difensore di Casula, il penalista Giuseppe Fornari, ha fatto la sua arringa davanti al giudici del Tribunale di Milano.

Fornari ha insistito su alcune questioni fondamentali, almeno dal punto di vista difensivo. Per il penalista, Roberto Casula nell'aprile del 2011, non chiuse una colossale operazione corrompendo Etete, ma lavorò con successo per garantire all'Eni l'assegnazione della concessione petrolifera Opl-245, una delle più importanti e ricche dell'Africa. Inoltre, sempre secondo Fornari, Casula non fece in modo di far arrivare in Italia due trolley con all'interno 50 milioni di dollari. Il penalista, per smentire la tesi della Procura di Milano, ha fatto riferimento anche ad un'attività condotta dai servizi segreti italiani.

I giudici hanno ascoltato anche il penalista sassarese Antonio Secci, legale dell'ex ministro del petrolio nigeriano, Dan Etete. Secci ha spiegato che il suo assistito nel 2011 chiuse l'accordo con Eni al di fuori della sua attività politica, in quanto non ricopriva più incarichi pubblici. Il processo riprenderà il 20 gennaio con le arringhe degli altri difensori
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