E' la sfida del secolo, giocata a suon di freddo e percentuali, giorni e denari. Una gara dei cento metri, piuttosto che una competizione farmaceutica. Una corsa contro il tempo per sconfiggere il virus ma anche per anticipare in Borsa il concorrente dietro l'angolo. Una guerra tra provette e sperimentazioni, tra certificazioni e produzioni. L'attesa è spasmodica, dagli Stati Uniti all'Europa, dall'Italia alla Sardegna. In ballo ci sono le case di riposo, le strutture ospedaliere e tantissimi soggetti a rischio che necessitano di essere messi subito in sicurezza. Il mondo intero segue con il fiato sospeso gli annunci ormai quotidiani dei competitor mondiali. Il vaccino, per la comunità scientifica e non solo, è l'unica speranza per bloccare una pandemia dalle dimensioni globali. Per adesso, però, solo annunci, uno dietro l'altro, giusto per anticipare ai mercati il responso delle fasi sperimentali.

Stelle e strisce

La gara per adesso è tutta americana, con qualche barlume tedesco, ma il traguardo finale non lo ha effettivamente tagliato ancora nessuno. E la gara è oggi più che mai sempre più aperta. I dati della sperimentazione, per il momento, sono tutti unilaterali, senza la controprova di un soggetto terzo che certifichi la bontà del risultato. Le agenzie mondiali, a partire dall'Ema, l'Agenzia Europea per il farmaco, inseguono i comunicati delle case farmaceutiche nelle city finanziarie. L'obiettivo è anticipare i tempi e valutazioni per quando riceveranno effettivamente i dossier ufficiali. E, dinanzi alla fretta, non ci sono confini statali che tengano. Non è un caso che proprio ieri, in contemporanea con l'annuncio mondiale, utilizzando una diramazione spagnola della società, sia scattata anche in Europa la valutazione dei primi dati dell'ultima arrivata nel parterre delle grandi multinazionali del vaccino anti-Covid. A salire per seconda, in ordine di tempo, sul podio dell'immunizzazione da Coronavirus è "Moderna", un colosso del Massachusetts, al cento per cento stelle e strisce. Era assolutamente convinta di arrivare prima sul podio, non foss'altro che la Casa Bianca gli ha messo a disposizione, uno sull'altro, la bellezza di 2,4 miliardi di dollari per l'operazione Warp Speed, la guerra veloce come la luce, che gli Stati Uniti d'America hanno dichiarato al virus. Pfizer, quartier generale a New York, con la tedesca Biontech, l'aveva, invece, battuta sul tempo, con l'annuncio di lunedì scorso. Una settimana d'anticipo, giusto per bruciare le tappe con le Borse mondiali e incassare senza batter ciglio milioni su milioni.

Cronometro e termometro

La sfida, però, quando si gioca sul piano scientifico, non si misura solo con il cronometro. Nella corsa ai vaccini di terza generazione serve anche il termometro e, soprattutto, la percentuale di efficacia. Parametri fondamentali considerato che il vaccino americano-tedesco ha un limite di non poco conto: deve viaggiare ed esser conservato a 75/80 gradi sottozero. Come doversi portare dietro un polo Nord in giro per il mondo per tenere le fiale in piena efficienza sino alla loro somministrazione.

Prima nel freddo

"Moderna", arrivata seconda nell'annuncio alle Borse, ha stracciato la concorrenza con il termometro e l'efficacia. Il colosso del Massachusetts ha definito una tecnologia che consente al vaccino di restare in piena efficienza a 2-8 gradi centigradi per trenta giorni e a 20 gradi sottozero per sei mesi. Una volta tolto dal frigo per essere somministrato il vaccino di Moderna può restare a temperatura ambiente per 12 ore. Una svolta, considerato che entrambe le ricerche hanno utilizzato la tecnica più avanzata del Rna Messaggero, ovvero il "postino genetico" che, una volta iniettato, comunica all'organismo umano le istruzioni per generare le proteine necessarie per neutralizzare il virus. Sia Pfizer che Moderna hanno scelto la tecnica più avanzata della genetica puntando ad "informare" e "istruire" le cellule del paziente affinché producano quanto necessario per autoproteggersi dal Covid-19. Gli americani di Moderna non solo vincono la gara del freddo ma assestano ai vicini di casa un colpo basso anche per quanto riguarda il primato dell'efficacia del vaccino. Se Pfizer aveva annunciato una performance del 90%, ieri Moderna ha sparigliato le Borse, e non solo, annunciando prestazioni pari al 94,5% di pazienti immunizzati. Risultati valutati come strabilianti dalle comunità scientifiche visto che in Europa era richiesta una percentuale minima di successo del 50%. Tutte le case farmaceutiche in corsa, intanto, hanno già avviato anche la produzione di milioni di dosi di vaccini, nonostante non abbiano ancora avuto nessuna certificazione.

"Produzioni a rischio"

Si chiamano "produzioni a rischio", decisive nella corsa contro il tempo e nella bilancia degli affari e delle commesse. Se non otterranno le certificazioni il prodotto cosiddetto "a rischio" finirà nei forni distruttivi, oppure, in caso di sigillo di idoneità internazionale, potranno distribuire le fiale in tempi rapidissimi, addirittura già dal mese prossimo. All'appello della grande sfida della terza fase mancano almeno altre quattro multinazionali ma una in particolar modo è attesa in Europa e in Italia. Si tratta AstraZeneca, una compagine molto a Oxford e un po’ Pomezia, nel Lazio. Da tempo si diceva che la compagine anglo- italiana fosse avanti a tutti nella ricerca e nella sperimentazione, poi, però, un incidente di percorso ne ha rallentato la corsa. Un paziente ha avuto reazioni provocando la sospensione della ricerca. Solo dopo si è accertato che le cause non erano legate al vaccino.

La rincorsa

Per questo motivo la compagine para-europea è determinata a recuperare il tempo perduto. E giusto per non restare indietro ai competitor americani ha già annunciato che tra gennaio e marzo saranno pronte tre miliardi di dosi di vaccino. L'Europa, intanto, ha già fatto il pienone. Con AstraZeneca ha già opzionato 400 milioni di dosi, 300 milioni le ha acquistate dalla francese Sanofi-GSK, 200 milioni da Johnson & Johnson, altri 300 milioni da BioNTech-Pfizer, 80 milioni da Moderna e 225 milioni da CureVac. In tutto oltre un miliardo e mezzo di dosi per 446 milioni di abitanti europei. Una vera e propria abbuffata di vaccini. Quelli che avanzeranno l'Europa prevede di destinarli ai paesi del terzo mondo, visto che la pandemia non si combatte solo nel pianerottolo di casa propria.

Mauro Pili
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