Una vita di instabilità passata a trascinare cassette in periferia e una figlia che non vede dal 1995. È la storia di Mario Tocco, 61 anni, di Iglesias, residente nelle case comunali in piazza Medaglia Miracolosa dalla metà del 1999.

Ricerche inutili

«Non vedo Manuela», racconta, «da venticinque anni. Io e mia moglie Giuseppa Demontis siamo stati con lei solamente per due anni da quando è nata, nel 1993. Poi ci è stata portata via dagli assistenti sociali, che l'avevano affidata a un'altra famiglia. Da allora non abbiamo saputo più nulla. Non era un momento facile per noi: mia moglie stava sempre male mentre io cercavo un lavoro stabile, che non ho mai trovato. Vivevamo in via San Paolo e non potevamo dare stabilità a nostra figlia: per questo ce l'hanno sottratta. Per me e Giuseppa è stato molto doloroso: in questi anni ho cercato di rintracciare mia figlia, senza però riuscirci. So che è passato tanto tempo e che Manuela ormai è adulta, ma vorrei ritrovarla per cercare di avere un rapporto con lei. Vorrei che stesse bene, vorrei vedere cosa fa nella sua vita e mi piacerebbe passare tempo assieme».

Una vita di stenti

La situazione di Mario Tocco non è tra le più rosee, contraddistinta da precarietà e difficoltà di vario genere. «Vivo a Cagliari dal 1984», prosegue, «sono nato e cresciuto a Iglesias. Me ne andai perché c'era poco lavoro e non mi trovavo più tanto bene. Ho fatto un sacco di attività: trasporti con un Ape Piaggio, pulizia di cantine, lo spazzino, il custode negli uffici del Comune in via Nazario Sauro, ho fatto l'operaio. Insomma, un po' di tutto per cercare di guadagnare qualcosa e stare bene. Da una decina di anni trasporto cassette per conto di commercianti, ma spero sempre di trovare un lavoro vero, onesto, stabile. Dal 1999 vivo nelle case comunali in piazza Medaglia Miracolosa e mi trovo abbastanza bene, anche se il mio appartamento è da ristrutturare: qualche pezzo del muro cade, bisognerebbe imbiancare e sostituire i tubi del bagno. Una volta al mese mi dà una mano la Caritas, da cui ricevo i viveri».

Una città più umana

Seppure le difficoltà quotidiane con cui fare i conti siano tante, Tocco non perde la voglia di sperare. «Non ho avuto certo una vita facile, mia moglie Giuseppa è morta nel novembre del 2019 per un tumore ma ho ancora speranza per il futuro. Ogni tanto mi regalano libri e giornali che leggo per tenermi informato, e questo mi fa stare meglio. Mi piacerebbe vedere una Cagliari più attenta alle persone in difficoltà come me. Molte volte sono preso in giro e sento ridere quando le persone mi passano accanto, ma ormai mi sono abituato. Anche se non completamente. Mi piacerebbe», conclude, «che la città fosse più gentile e sensibile, priva di cattiveria. Una Cagliari più umana».

Mattia Lasio

© Riproduzione riservata