Troppi viaggi, troppe trasferte dispendiose per i malati sardi di sclerosi laterale amiotrofica, costretti a varcare il Tirreno per ottenere la giusta assistenza in altre regioni d'Italia. Lo sostengono all'associazione "Viva la vita Sardegna Onlus", l'organizzazione fondata da Salvatore Usala, il malato di Sla morto nel settembre del 2016 dopo tante battaglie per il riconoscimento della dignità di chi è finito nel vortice della grave malattia degenerativa.

"Le persone residenti nell'Isola, a cui viene diagnosticata la Sla - spiegano i dirigenti dell'associazione - il più delle volte devono affrontare questi viaggi nonostante nella nostra regione ci siano professionalità mediche e altre figure professionali di riferimento".

Da qui l'appello alla Regione, ai Comuni, all'Università (in mattinata i responsabili di Viva la Vita incontreranno l'assessore alla Sanità, Mario Nieddu) per l'istituzione, nell'Isola, di un centro specializzato multidisciplinare con la presenza di specifiche professionalità come pneumologo, neurologo, logopedista, fisiatra, cardiologo e altri.

Obiettivo del progetto "Ritornare a casa", che era poi quello voluto da Usala, lo stop definitivo ai viaggi.

"Lo spazio adeguato per il centro - ricordano all'associazione - potrebbe essere ricavato al Binaghi, al Brotzu, al Marino e anche al Policlinico. Ciò che importa è la volontà e l'impegno delle istituzioni".
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