L'affare dei fanghi fognari pugliesi in Sardegna è chiuso. Il colpo finale, quello più duro e risoluto, è scoccato nel primo pomeriggio di ieri quando il Tar della Puglia ha emesso il verdetto: l'aggiudicazione dell'appalto per il trasferimento nell'isola dei reflui fognari dell'Acquedotto Pugliese è annullata. Un colpo letale per una vicenda che ha messo in subbuglio intere comunità sarde e le Procure di mezza Sardegna. La sentenza dei giudici amministrativi di Bari arriva 72 ore dopo quella del Consiglio di Stato che aveva sancito il divieto di trasferire rifiuti di altre regioni nel territorio sardo. Sulla vicenda fanghi la partita si giocava su più tavoli: penale, amministrativo e contrattuale.

La partita più cruenta

In Puglia si giocava quella più cruenta dell'affare legato allo smaltimento dei fanghi fognari del tacco dello Stivale. In pratica i contendenti di quel prodotto dei depuratori pugliesi contestavano l'affidamento alle società baresi e sarde che si erano aggiudicate con il minor prezzo la gestione di quei rifiuti. La società di Bari, Emmegi Ecologia, aveva allegato all'offerta la disponibilità di due siti, quello di Magomadas e quello della discarica del consorzio provinciale di Sassari in località Barrabò.

Il documento chiave

In realtà, però, il sito di Magomadas era stato nel frattempo sequestrato dalla Procura di Oristano mentre quello di Sassari veniva sconfessato dall'inchiesta de L'Unione Sarda che, pubblicando i documenti della gara pugliese, aveva di fatto costretto il Consorzio di Sassari a dichiarare l'assoluta indisponibilità ad accogliere in quella discarica quei fanghi. I giudici del Tar Puglia, dinanzi a queste imponenti prove prodotte dagli avvocati delle controparti, non hanno esitato a scrivere la parola fine per quell'appalto che ha scaricato in Sardegna migliaia e migliaia di tonnellate. Il presidente della terza sezione del Tar pugliese, Orazio Ciliberti, con Giacinta Serlenga, e il giudice estensore Carlo Dibello, hanno di fatto cancellato quell'aggiudicazione proprio perché i documenti prodotti in fase di gara sono stati ritenuti totalmente privi di consistenza. A dichiarare la disponibilità di quegli impianti era stata la Domus srl, la società sassarese della famiglia Patteri, che si era battuta per aggiudicarsi la gestione di quel putrido prodotto fognario. A chiudere definitivamente la partita è stato il documento chiave del consorzio sassarese acquisito nell'ambito dell'inchiesta del nostro giornale.

Dichiarazioni non vere

Scrivono i giudici: «come è emerso anche in sede di motivi aggiunti di ricorso, il Consorzio provinciale di Sassari (con la nota inviata al direttore del quotidiano L'Unione Sarda») ha recisamente negato di avere autorizzato la Domus, lo si ripete, intermediaria della Emmegi, al conferimento di rifiuti provenienti da AQP Puglia, sottolineando la mancanza di un contratto in tale senso, e la estrema complessità della procedura che avrebbe dovuto essere avviata e conclusa in vista di una legittima e lecita autorizzazione a conferire rifiuti».

Sequestro e divieti

La Domus, secondo i giudici, non aveva titolo nemmeno per l'impianto di Magomadas e scrivono: «Ed è sempre la Ge.Co. ad essere destinataria del provvedimento di sequestro preventivo di tale impianto, disposto dal G.I.P. del Tribunale di Oristano il 14.7.2020, allorquando la gara di cui è causa non era ancora stata aggiudicata».

Impianti fuori gioco

La clausola essenziale per la partecipazione alla gara era la disponibilità degli impianti di smaltimento: «la sussistenza di tale impegno è stata, però - scrivono i giudici - nettamente esclusa dal Consorzio, con ricadute anche sul versante della veridicità della dichiarazione resa alla stazione appaltante dalla Emmegi S.r.l., di natura tale da indurre in errore il seggio di gara. E, ad analoghe conclusioni per il diverso impianto di Magomadas, di cui è titolare la Geco s.r.l., ma che è risultato giuridicamente indisponibile in quanto sottoposto a sequestro preventivo dal Gip presso il Tribunale di Oristano».

La sentenza

L'aggiudicazione alla cordata sardo - pugliese - concludono i magistrati - è annullata. Per i fanghi fognari pugliesi è la pietra tombale. Certo, gli sconfitti possono fare ricorso al Consiglio di Stato, ma come si è visto nei giorni scorsi a Palazzo Spada non tira aria buona.

Mauro Pili
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