Quante persone non conviventi possono viaggiare sulla stessa auto? La domanda in queste settimane di riaperture generalizzate se la sono fatta un po' tutti.

Anche perché, con l'allentarsi della morsa del virus, è comprensibilmente aumentata anche la voglia di riconquistare pezzi di normalità. Come, ad esempio, la libertà di andare a fare una gita al mare o al ristorante con gli amici senza per forza prendere ognuno la propria auto. Ma a quali regole bisogna attenersi?

Multe e dubbi

Appena qualche giorno fa la Polizia stradale ha multato a Oristano cinque giovani di Marrubiu che erano sulla stessa auto. E non solo perché erano senza mascherine ma anche, pare, perché «in troppi». Sulla base di quale norma? Per tentare di capirlo bisogna andare a frugare fra il ginepraio di regole introdotte con i decreti emergenziali del governo Conte. In cui però, da nessuna parte, viene mai citato il trasporto privato. Il penultimo Dpcm, quello del 17 maggio, nell'allegato 15 detta infatti delle misure "antiassembramento" che riguardano però il trasporto pubblico: quindi bus, taxi e noleggio con conducente.

Divieto via Faq

Il trasporto privato invece, viene menzionato solo nelle Faq del governo, cioè quelle precisazioni che compaiono sul sito del Ministero per provare a dare una spiegazione a concetti poco giuridici quali «il congiunto». Ebbene, in queste Faq si legge che per l'auto privata valgono le regole anti contagio previste per il mezzo pubblico più assimilabile all'auto privata: cioè il taxi. E quindi davanti può stare solo il guidatore, mentre sulle file posteriori possono sedersi due passeggeri al massimo per ciascuna fila. Quindi tre persone in tutto sulle auto a cinque posti. Per le quali ovviamente, essendo l'abitacolo dell'auto un luogo chiuso in cui non è possibile rispettare la distanza di un metro, vale sempre l'obbligo di indossare la mascherina. Dal compartimento regionale della Stradale si limitano a dire che la misura prudenziale da rispettare è proprio quella dell'uso della mascherina, violando la quale si potrebbe essere sanzionati. Senza però aggiungere nulla in merito al numero massimo di persone trasportabili. E le Faq governative allora? Che valore giuridico hanno?

Gli esperti

«Ragionando per analogia possiamo assimilarle alle circolari interpretative dell'amministrazione, che rappresentano però il punto di vista dell'amministrazione - spiega Gianmario Demuro, costituzionalista e professore all'Università di Cagliari -. Se poi la domanda è se un giudice è obbligato ad applicare le Faq la risposta è ovviamente no, perché il giudice applica soltanto la legge». Francesco Carboni, avvocato nuorese, è tranchant: «Le cosiddette Faq non hanno alcuna efficacia legale - è il suo parere -. Non sono un atto generale di alta regolamentazione che ha una specifica disciplina formale, non sono un atto amministrativo specifico e concreto, anch'esso precisamente determinato. Neppure nella confusa, incostituzionale, illegittima normazione generale del Governo può rinvenirsi in tali risposte un qualsivoglia elemento per inserirle nello schema degli atti amministrativi vincolanti, capaci dunque di dare corpo ad attività sanzionatorie».

Domanda senza risposta

La risposta dunque non è semplice. E lo dimostra il fatto che nessuno - né dalla Polizia Stradale né dalla Prefettura di Cagliari, entrambe interpellate sul punto - se l'è sentita di fornire interpretazioni chiarificatrici. L'unica certezza, dunque, è che l'affastellarsi di regole dettate a colpi di Dpcm - che tra l'altro lasciano ampi e pericolosi spazi interpretativi agli operatori delle forze dell'ordine - sta facendo vacillare uno dei capisaldi su cui si fonda la nostra società: cioè la certezza del diritto, che dovrebbe essere sempre garantita quando si parla di sanzioni. E non è solo una questione di principio, visto che si rischiano multe dai 400 ai 3.000 euro.

Massimo Ledda

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