Il Consiglio dei Ministri boccia parte della legge regionale 6-2020 che finanza nuovi di contratti di formazione specialistica aggiuntivi regionali a quelli dello Stato, per garantire la copertura continuativa dei fabbisogni professionali del servizio sanitario regionale nell'Isola.

Secondo il governo, infatti, alcune norme esulano dalle competenze attribuite alla Regione dallo Statuto speciale e contrastano con i principi di ragionevolezza, di uguaglianza e di autodeterminazione, in violazione degli articoli. 2, 3 e 41 della Costituzione.

In particolare il Cdm censura gli articoli 4, comma 1, lett. a) e 5, al comma 1, lett. c) che prevedono, rispettivamente, che i beneficiari dei contratti debbano avere la residenza in Sardegna da almeno 10 anni anche non continuativi e che si impegnino a svolgere la propria attività nell'Isola per almeno cinque anni dal conseguimento del diploma di specializzazione.

Sulla questione il Mèigos, associazione dei Giovani Medici, alza la voce. "Avremmo probabilmente scongiurato l'impugnazione, se la proposta di Mèigos con i criteri opzionali fosse stata approvata integralmente dal Consiglio e se l'emendamento che ha diviso la maggioranza fosse stato integrato nel testo. La messa in dubbio del criterio di residenza - proseguono i medici - tende così a negare di fatto la possibilità alla Regione di poter programmare la formazione dei propri specialisti, pur avendo in carico integralmente i finanziamenti del proprio Sistema Sanitario Regionale. Confidiamo nella lungimiranza dei giudici della Corte Costituzionale, nell'evitare una sentenza che porterebbe a ripercussioni dirette nell'attribuzione dei contratti finanziati dalle Regioni e nella Giunta regionale - concludono - per la difesa di una norma ideata negli interessi del Sistema Sanitario dell'Isola".

(Unioneonline/F)
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