L'incubo per Giovanna Salaris, quarantunenne di Carbonia, croupier a bordo della Oasis of the seas, nave da crociera della Royal Caribbean, non sembra finire. Bloccata da oltre un mese, insieme ad altri sette italiani, al largo delle Bahamas, non riesce a lasciare quella nave che sta diventando un cluster sempre più grave di covid-19. Ora, secondo il sito specializzato "Business insider", sono addirittura 175 i casi di infezione a bordo.

Una situazione preoccupante, resa ancora più grave dal fatto che, proprio a causa del fermo, i lavoratori all'interno della nave sono stati licenziati e non godono più delle coperture assicurative. Non soltanto: ovviamente non ci sono le attrezzature necessarie per la cura dei malati: l'unica cosa che viene fatta è la misurazione quotidiana della temperatura.

Grazie all'impegno di Cristina Muntoni che sta facendo da tramite tra tutte le autorità interessate alla vicenda (dalla Regione Sardegna a quella lombarda, passando per il consolato e il ministero degli Esteri), Salaris era anche riuscita ad ottenere un biglietto su un volo commerciale per rientrare in Italia. Ma lei - e gli altri italiani - non è stata ancora fatta sbarcare, nonostante la nave si sia avvicinata più volte al porto per far scendere alcuni componenti dell'equipaggio.

Un dramma reso ancora più grave dal fatto che si stanno razionando sempre di più di le scorte di cibo e di acqua. Così, la donna invia un altro disperato appello (QUI IL PRIMO) al presidente del Consiglio e al ministro degli Esteri.

L'attracco al Porto di Miami, previsto per il 13 aprile è saltato perché Il Custom and Border Protection ha negato l’imbarco su voli commerciali (che aveva in precedenza autorizzato). La società che avrebbe dovuto consentire lo sbarco dei dipendenti italiani si è trovata spiazzata. Ma dall'Italia si sta lavorando sulla predisposizione di un volo charter per consentire agli otto dipendenti di rientrare nel loro Paese.
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