Quindici giorni di astensione dalle udienze, a partire da domani, per gli avvocati di tutta italia.

È quanto deliberato dall'ufficio di coordinamento dell'organismo congressuale forense vista "l'emergenza derivante dalla diffusione del virus covid 19", come da comunicato diffuso al termine di una riunione cominciata alle 202,0 di mercoledì.

L'organo politico nazionale delle toghe ha deciso di astenersi da "tutte le attività giudiziarie, in ogni settore della giurisdizione, in conformità alle disposizioni del codice di autoregolamentazione con esclusione espressa delle udienze e delle attività giudiziarie relativi alle attività indispensabili". Provvedimento valido anche per i tribunali della Sardegna, capoluogo compreso. L'applicazione è su base volontaria ma i legali ipotizzano un'adesione di massa.

Questa mattina proprio a Cagliari si è riunita la Commissione permanente, che ha deciso di non chiudere il Palazzo di giustizia ma ha chiesto che non ci si accalchi nelle aule. Alcuni giudici da qualche giorno hanno già deciso di trattare un processo per volta (con l'ingresso consentito alle sole parti interessate), altri hanno previsto una scaletta giornaliera con gli orari di massima per trattare le varie cause. Tutti accetteranno l'adesione all'astensione notificata tramite una pec. In ogni caso nei corridoi esterni alle aule l'assembramento di avvocati, imputati, testimoni, consulenti e così via è notevole. E certo non rispetta - sarebbe impossibile - la distanza minima di due metri tra gli uni e gli altri.

Lo stop ai processi, con relativo blocco dei termini di prescrizione, è arrivato su determinati presupposti: secondo il Coordinamento nazionale non è sufficiente mettere in pratica contromisure specifiche quali la "riduzione e sospensione delle attività" solo nelle "zone rosse", una misura "assolutamente non adeguata a ridurre ragionevolmente il rischio di contagio considerato che numerosi avvocati e magistrati hanno contratto il contagio" e che "ogni avvocato e magistrato, nello svolgimento delle proprie funzioni, interagisce quotidianamente con un numero molto elevato di persone, che negli uffici giudiziari converge un afflusso di persone non limitato alle sole parti e ai loro difensori" e che, infine, "si concretizza il rischio che gli uffici giudiziari italiani divengano grande veicolo di contagio diffuso e incontrollato". Senza considerare che "negli uffici giudiziari è molto arduo, se non impossibile, effettuare i dovuti controlli preventivi" e "un pur minimo controllo igienico-sanitario".

La richiesta di "sospensione delle udienze al ministro della Giustizia" è stata "immediata", vista "la gravità e delicatezza della questione", per "studiare e mettere in atto più adeguate misure di contrasto al contagio". Ma non ci sarebbe stato "riscontro".

Così ecco la decisione di astenersi, anche perché quanto sta accadendo "rientra nella ipotesi dei 'gravi eventi lesivi dell'incolumità e della sicurezza dei lavoratori'" con la conseguente "deroga in tema di preavviso minimo e di indicazione della durata" dell'iniziativa.
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