Le tute dei netturbini le deve lavare la "De Vizia". Dopo anni di lotta giudiziaria, la Cassazione ha dato ragione a due operatori ecologici di Quartu, che avevano presentato ricorso contro il datore di lavoro che per anni non si è voluta occupare del lavaggio e della disinfezione delle loro tute da lavoro.

Antonio S. ed Efisio L. provvedevano da soli, quando facevano il bucato domestico, alla pulizia e manutenzione degli indumenti usati sul lavoro.

La Corte d'Appello, che aveva dato ragione all'azienda, escludendo che il datore di lavoro avesse tra le sue incombenze anche quella di tenere pulite e liberate da batteri le tute dei dipendenti, dovrà rivedere la sua decisione.

In primo grado invece, nel 2015, i giudici avevano riconosciuto il diritto al risarcimento danni "per il lavaggio degli abiti da lavoro", fissato in circa 5mila euro a testa per il periodo che va dal 2000 al 2007.

Secondo la Cassazione, "la nozione legale di Dispositivi di protezione individuale non deve essere intesa come limitata alle attrezzature appositamente create per la protezione di specifici rischi alla salute, ma va riferita a qualsiasi attrezzatura, complemento o accessorio che possa in concreto costituire una barriera protettiva, sia pure ridotta o limitata, rispetto a qualsiasi rischio per la salute e la sicurezza del lavoratore".

"Nella medesima ottica - prosegue il verdetto 33133 - il datore di lavoro è tenuto a fornire i suddetti indumenti ai dipendenti e a garantirne l'idoneità a prevenire l'insorgenza e il diffondersi di infezioni, provvedendo al relativo lavaggio, che è indispensabile per mantenere gli indumenti in stato di efficienza e che, pertanto, rientra tra le misure necessarie per la sicurezza e la salute dei lavoratori, che il datore di lavoro è tenuto ad adottare ai sensi dell'art.4, comma 5, del d.lgs. n.626 del 1994", il testo 'bibbia' sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. A difendere vittoriosamente Paolo ed Efisio è stato l'avvocato Marino Sarritzu.

Lo stesso Sarritzu sottolinea che "fino a oggi il Supremo collegio ha riconosciuto il diritto al lavaggio a 41 lavoratori di Quartu, Monserrato e Burcei, con diciassette sentenze, tutte positive".

Inoltre, "si è in attesa di altre quattro decisioni che dovrebbero confermare il principio di diritto espresso dalle sentenze sino a oggi emesse".

(Unioneonline/L)
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