Cosa resterà della visita di Giuseppe Conte? Speriamo non solo una fotografia. Otto mesi fa andò proprio così, con un'istantanea, sempre in Prefettura, pubblicata ieri sull'Unione : il premier con un campanaccio in mano accanto a due pastori. Erano i giorni caldi della vertenza per il prezzo del latte e alle elezioni regionali mancava una decina di giorni. Conte viveva della luce riflessa di Salvini e Di Maio. Non a caso il vicepremier leghista lasciò in fuorigioco il suo presidente, spostando la partita del latte da Palazzo Chigi al Viminale.

Altro giro, altra ruota, stesso premier. Ma con ben altro piglio. Giuseppe Conte, nel nostro Palazzo Regio, ieri si è mosso con disinvoltura tra i colleghi, fossero docenti universitari o politici. Credibile come non avrebbe potuto essere a febbraio (sembra trascorsa una vita), ha stretto mille mani. Ha ascoltato cento voci. Ha persino spiazzato - per disponibilità - chi pensava di essere costretto a tiragli la giacca. E, come ogni premier che si rispetti, ha preso qualche impegno. Continuità. Entrate. Energia. Porto canale. Contratti istituzionali di sviluppo per le città del Sud. E qui scende in campo la sana diffidenza dei sardi che, purtroppo solo nei proverbi, si fanno fregare, come gli asini, solo una volta. Giusto per fare cronaca, e non polemiche, ricordiamo qualche precedente così vicino da non avere necessità di interrogare l'archivio. Università di Sassari, 29 luglio 2016: Matteo Renzi firma il patto per la Sardegna con accanto Francesco Pigliaru, tre miliardi in dote per i sardi per fare un po' di tutto. Liceo Siotto di Cagliari, 20 febbraio 2017, Paolo Gentiloni e Massimo Zedda sottoscrivono un accordo per riqualificare Sant'Avendrace, più o meno 26 milioni di euro. Amen. E meno male che erano governi amici. Ecco, il vantaggio di Conte è che il suo Governo, per colore politico, non è... amico di chi amministra la Regione sarda e il suo capoluogo. Ma, a pensarci bene, il vantaggio è reciproco. Quando i nostri amministratori regionali andarono a Roma qualche anno fa a svolgere il pacco degli accantonamenti, l'hanno fatto con tutto il garbo (giustamente) dovuto a una signora, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, ma anche con l'atteggiamento di chi aveva davanti un compagno di partito. Errore poi corretto dalla Regione di centrosinistra ricorrendo alla Corte costituzionale e incassando un assegno in bianco grazie a una sentenza favorevole. Per poi andare allo scontro istituzionale, a inizio 2019, contro Salvini e Di Maio. E anche Conte, certo.

Voluti nel 2012 da Mario Monti e dai suoi professori, gli accantonamenti sono un sacco di soldi che lo Stato sottrae alle Regioni a statuto speciale per tamponare il debito pubblico. Nel nostro caso, la mano di Roma è andata troppo a fondo, portandoci via 285 milioni (avete letto bene) in più ogni anno. Non dovuti, hanno sentenziato anche i giudici della Consulta. Nel maggio scorso, quando al Governo c'era ancora qualche amico, il presidente Christian Solinas e l'assessore al Bilancio Giuseppe Fasolino, hanno rilanciato il problema. Insoluto. Ieri Solinas ne ha parlato con il premier. Chissà, la sintonia tra uomini del Sud potrebbe incidere. Ma ci piacerebbe molto che Giuseppe Conte leggesse con attenzione la "diffida" che gli è stata consegnata dal Comitato per l'insularità in Costituzione. E ci piacerebbe ancora di più che la politica sarda, tutta, in attesa di contare sul voto dei colleghi dell'altra sponda del Tirreno, si coalizzasse per arrivare a un riconoscimento che compenserebbe molti svantaggi.

Grazie per aver voluto celebrare i 130 anni del nostro giornale, presidente Conte. Ricambiamo, con l'augurio che della sua visita a Cagliari non resti solo il ricordo in qualche fotografia, ma la solidità di un premier che ha a cuore le sorti degli italiani. E dei sardi.

Emanuele Dessì
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