Sul mobiletto, accanto al monitor collegato con l'esterno, c'è un quaderno con la lista nera: dentro, scritti a mano, tutti i nomi e le cifre dovute dai debitori insolventi.

«Ora basta, non faccio più credito. O mi danno i soldi oppure che si arrangino», dice risoluta Anna Boi, che per tutti è semplicemente Signora Anna.

Settantacinque anni e occhi color cielo, da trentuno gestisce l'unico mini market casalingo della città aperto 24 ore su 24 con vista strada ricavato nella veranda della sua casa popolare al piano terra di via Premuda. «Nella vita bisogna ingegnarsi, ho iniziato quando ho perso il lavoro da commessa-schiava ed è morto mio marito. Non disturbo nessuno, anzi, offro una servizio alla città», spiega nel retro-bottega: pochi metri quadrati, una collezione di medicine e il ventilatore che va veloce piazzato sopra il letto. Due passi - contati - e comincia il suo regno, delimitato da una rete di metallo con botola per dare la merce.

Signora Anna, ma chi glielo fa fare?

«Il bisogno, lo fa fare. Con la schiena in queste condizioni e tutti i dolori dovrei stare a riposo, ma ho tre figli e nipoti. Ciò che guadagno lo do a loro».

Come vanno gli affari?

«Un tempo era un viavai continuo, soprattutto il sabato: non riuscivo neanche a dormire. Ora il lavoro è diminuito, il lunedì è quasi uguale al fine settimana».

Orari?

«È sempre aperto, ogni giorno e a tutte le ore. Giusto la mattina mi assento per fare qualche commissione».

Niente giorno di riposo?

«Nella bara riposerò».

Ultime ferie prese?

«Ferie? Neanche quando lavoravo come commessa in un negozio all'ingrosso credo di averle prese».

Il prodotto più venduto?

«La birra fresca. Ne ho di tre tipi: Ichnusa, Heineken e un'altra a straccu barattu».

Quale preferiscono?

«E me lo chiede pure? Tutti vogliono quella sciancata perché costa meno: un euro e venti».

Le altre?

«Due e venti, non mi dica che è cara perché dietro c'è anche l'energia che consuma il frigo. Ci guadagno pochi centesimi».

Poi cos'altro ha?

«Un po' di tutto. Caramelle di vari tipi, cioccolatini, merendine, succhi di frutta, bibite, zucchero, latte, caffè, accendini, pane grattugiato e altre cose».

Cliente tipo.

«Persone di ogni classe sociale, uomini, donne e bambini. Molti sono del quartiere, ma il fine settimana arrivano anche dall'hinterland. Nell'88, quando ho aperto, nel weekend il campanello suonava di continuo».

E adesso?

«Disturbava qualcuno del palazzo, così l'ho dovuto togliere. Ora dalla strada gridano "Signora Anna", ma in ogni caso mio figlio ha messo una telecamera fuori collegata allo schermo che ho sistemato davanti al letto, così mi accorgo quando c'è qualcuno che si avvicina».

Volti noti?

«Tanti anni fa veniva Massimo, su sindigu , ma prima che lo eleggessero».

Nessun altro?

«Qualche calciatore. Non mi chieda i nomi perché non li riconosco».

A mezza mattina arriva uno dei figli: «È venuto a portarmi la merce. Gli preparo la lista con le cose che mancano e lo mando nei market dove ci sono le offerte. Prima lo facevo io, ma non posso più portare grossi pesi». È una donna esile, col volto indurito dalla vita, ma basta che apra bocca per accorgersi che è una macchina da guerra.

Non ha paura di stare qui da sola, soprattutto la notte?

«Paura? E di cosa? Ho imparato a difendermi da un pezzo».

Com'è il mondo visto dalla grata?

«Pieno di maleducati, non esiste più rispetto. Quando c'erano le scuole vedevo i bambini passare, ora immondezza, macchine bruciate, ambulanze, polizia e gente che bisticcia. Ma io mi faccio gli affari miei».

Ha clienti generosi?

«Una massa di imbroglioni. Vengono qua, ordinano qualcosa e poi casualmente scoprono che i soldi non bastano».

Fa credito?

«Ah no, non sono mica scema. Quando c'era la lira mi fidavo e chiudevo un occhio, ma a un certo punto ho detto basta».

Come mai?

«C'è gente che mi deve più di un milione di lire, è tutto scritto, mica dico bugie. Ecco, questo è il libro dei morti, nome di ognuno e importo dovuto», spiega mostrando un quaderno con la copertina verde.

E chi paga preferisce monete o banconote?

«Biglietti, da venti e cinquanta. Qualcuno mi ha chiesto anche di pagare col bancomat, ma secondo lei ho la macchinetta?»

No?

«Certo che no».

Richieste più strane?

«Preservativi e assorbenti. Pensi che vengono gli uomini a chiederli, che vergogna, ai miei tempi non sarebbe successo con il pudore che avevamo. In ogni caso non ne ho».

Confidenze?

«Beh sì, con qualcuno scambio qualche chiacchiera. Molti clienti vengono da anni, in pratica li ho visti crescere».

Problemi con la finanza?

«Sì, quando vendevo sigarette. Mi fecero una multa salatissima e me le sequestrarono. Così ho smesso».

Sara Marci

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