Martin Aru - il giovane cagliaritano condannato in Appello per l'omicidio di Sandro Picci - scarcerato con destinazione una comunità per scontare la detenzione agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico con gps, è nuovamente in una cella del penitenziario di Uta.

Il tutto è avvenuto in poche ore. L'ordinanza del 4 luglio, che sostituiva la custodia in carcere con quella dei domiciliari con sistemi di controllo elettronico in una struttura riabilitativa per i suoi motivi di salute, è stata revocata a tempo di record.

Cosa è successo? Il responsabile della struttura terapeutica "ha manifestato indisponibilità ad accogliere detenuti con restrizioni particolari, come il braccialetto elettronico". I carabinieri hanno comunicato l'ostacolo e la procuratrice generale ha rilevato l'impossibilità nel dare esecuzione "all'ordinanza della Corte d'Assise d'Appello" e la stessa Corte ha così revocato il provvedimento.

Erano stati i difensori del giovane, condannato per l'omicidio avvenuto in via Pertusola a San Michele nel 2016, a presentare un'istanza di sostituzione della misura della custodia in carcere con quella dei domiciliari in comunità visti i problemi di salute di Aru.

Dopo il parere favorevole del procuratore generale, la Corte d'Assise d'Appello ha accolto la richiesta. Ma davanti all'impossibilità di eseguire l'ordinanza, è arrivata la revoca. E non essendo possibili, come ha scritto la procuratrice generale, "i domiciliari nella propria abitazione perché lo stesso ha commesso un grave delitto proprio mentre si trovava ai domiciliari" è stata ripristinata la misura della custodia cautelare in carcere.
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