Sono oramai due settimane e più che la questione migranti tiene banco sui media e sui quotidiani locali e nazionali senza quasi lasciare spazio a qualsivoglia altra notizia. Addirittura, in conseguenza della vicenda che ha visto coinvolta Carola Rackete nella sua qualità di giovanissimo capitano di Sea Watch 3, sembrerebbe che il CSM, stante il clima di odio che imperversa nel Paese, abbia aperto un procedimento a tutela del Giudice per le Indagini Preliminari di Agrigento, Dott.ssa Alessandra Vella, siccome autrice della famosa ordinanza con la quale il Tribunale di competenza, in data 2 luglio ultimo scorso, ha deciso di non convalidare l’arresto della ridetta “capitana” avendo ravvisato l’insussistenza del reato di cui all’articolo 1100 del Codice della Navigazione e la operatività, per converso, della scriminante di cui all’articolo 51 c.p. in relazione al reato di cui all’articolo 337 del Codice Penale.

Per altro verso, sembrerebbe, altresì, che la stessa Carola, per il tramite del suo legale Avv. Alessandro Gamberini, intenda querelare per diffamazione Matteo Salvini, nella sua qualità di Ministro dell’Interno, per averla, quest’ultimo, insultata ed aver istigato i propri accoliti a delinquere in suo danno. L’opinione pubblica, dal canto suo, sospinta dall’ardore per il colore politico di riferimento, riflette, tutto sommato, le due differenti linee di pensiero sinteticamente declinate in atteggiamenti di disponibilità o indisponibilità verso l’accoglienza dei profughi. Per quanto mi riguarda, a prescindere dalle ragioni e dai torti, non posso nascondere che le vicende dei giorni scorsi mi abbiano lasciata profondamente perplessa ed amareggiata: non solo, e non tanto, per la continua ed asfissiante necessità del nostro Ministro dell’Interno di saggiare il proprio indice di gradimento tra la popolazione giacchè questo, a mio modo di vedere, riflette solamente una certa insicurezza personale ed una chiara dipendenza ideologica dal tema, suo naturale cavallo di battaglia, quanto, piuttosto, per aver riscontrato una fin troppo accesa, e secondo me ingiustificata, animosità nella popolazione tutta, sia nel sostenere le ragioni della “capitana”, sia nel sostenere quelle del “capitano”.

Un barcone carico di migranti (Ansa)
Un barcone carico di migranti (Ansa)
Un barcone carico di migranti (Ansa)

La vicenda è così platealmente gestita da sembrare quasi assumere i contorni di una telenovela argentina. Manca solo di vedere il lieto fine dal risvolto amoroso tra i due protagonisti. Ma vale davvero la pena, e io dico di no, in totale dispregio di qualsivoglia ragionamento ispirato al buon senso, prima ancora che all’umanità, fare una questione di stato, di difesa o meno dei confini nazionali, in relazione ad una vicenda che vede coinvolte solamente inermi vite umane? Quale dovrebbe essere, al proposito, il ruolo della politica tutta e non solo del Ministro dell’Interno che fa e disfa a suo piacimento in totale assenza di contraddittori ragionevoli ed autorevoli? In tutta questa bagarre, la questione migranti rappresenta realmente, e secondo me no, un problema di gravità tale da bloccare e tenere col fiato sospeso l’intero paese e, con esso, l’attività politica che nel frattempo non sembra provvedere, come di fatto non provvede, sulle questioni economiche di maggiore rilevanza quali la assenza di lavoro e di investimenti produttivi? Ci troviamo veramente di fronte ad una “invasione” di massa oppure, come io ritengo, quest’ultima costituisce solamente una percezione fallace derivata da una visione distorta della realtà dovuta alla frequenza con cui certa politica, e di conseguenza, i media, affrontano la questione? Ed ancora: per davvero, e chiaramente la risposta è negativa, tutti i migranti, rifugiati e non, giungono solo in Italia? Esiste davvero, in argomento, una contrapposizione ideologica tra politica e magistratura o si tratta, come a me sembra, solo di una gravissima distorsione della verità giuridica, prima ancora che fattuale, finalizzata ad accrescere il consenso personale del politico di turno?

Credo sia chiaro a tutti, e credo anche sia il pensiero di molti, che la questione migranti, come pure la contrapposizione con la magistratura, sia stata, e continui ad essere, colpevolmente strumentalizzata ai fini propagandistici per l’evidente incapacità del Governo, attuale ma anche passato, di adottare misure serie e ragionate dirette alla consapevole gestione del fenomeno, il quale, invece, richiederebbe, come di fatto richiede, l’elaborazione di una normativa, ripensata, concertata e declinata anche a livello europeo e sovranazionale, che prenda in considerazione non solo la sorte di quanti, recuperati in mare, si trovino ad essere accolti nel nostro paese, ma anche la sorte di coloro, specie irregolari, che già vi soggiornano decidendo se sia meglio sanare sic et simpliciter la loro posizione con evidente vantaggio sul piano della sicurezza pubblica tanto cara al Ministro, stante pure l’evidente fallimento della politica dei rimpatri sempre promessi e mai attuati, per decidere, infine, se adottare, in ogni caso, provvedimenti normativi ispirati al modello inclusivo e/o a quello integrativo. La differenza è di sostanza perchè ovviamente chi migra porta inevitabilmente con se le proprie tradizioni e le proprie radici.

Quindi, detto semplicemente, se si optasse per un modello integrativo, i migranti sarebbero legittimati ad agire e comportarsi secondo le regole del paese ospitante, mentre se si optasse per un modello inclusivo allora gli eventuali migranti, in un regime di collaborazione con la comunità ospitante, sarebbero autorizzati a conservare e tramandare ai propri simili la propria identità. Conseguentemente, e comunque tuttavia, a prescindere dalla scelta suddetta, una politica seriamente orientata, dovrebbe, come di fatto deve, se davvero intende gestire compiutamente il fenomeno tutt’altro che emergenziale, rappresentando oramai una realtà radicata, predisporre opportune misure utili a declinare in senso programmatico addirittura l’architettura stessa delle citta, quanto meno di quelle maggiormente interessate dal fenomeno, affinchè le stesse possano disporre di complessi realmente funzionali diretti all’accoglienza ed idonei a far fronte alle trasformazioni dell’impianto sociale.

Matteo Salvini (Ansa)
Matteo Salvini (Ansa)
Matteo Salvini (Ansa)

È fin troppo chiaro, infatti, contrariamente a quanto sembra ritenere Salvini, che ragionare sempre e comunque in termini di emergenza adottando peraltro decreti legge inutili, siccome inefficaci alla prova dei fatti, e dannosi, siccome distorsivi, influisce negativamente sulla possibilità di conciliare efficacemente il controllo dei flussi migratori col rispetto di chissà quali regole non meglio definite, rispondenti unicamente al surreale quanto inattuabile (in altre occasioni ho più volte spiegato il perché) hashtag “porti chiusi”, il quale, peraltro, continua destabilizzare irresponsabilmente l’intero Paese. Sono seriamente propensa a ritenere che, soprattutto in questo preciso momento storico, ci troviamo di fronte ad una crisi profonda della classe politica la quale, non può che riverberare, negativamente, come di fatto riverbera, i suoi molteplici effetti sulla attività stessa della magistratura quale organo deputato all’interpretazione e conseguente applicazione della volontà del legislatore la quale, a sua volta, è, o dovrebbe essere, espressione della volontà popolare. Ma se questa ultima, e di conseguenza, l’attività del legislatore nazionale, rectius Ministro dell’Interno, collima insanabilmente con gli impegni assunti mediante la sottoscrizione di convenzioni internazionali aventi lo stesso rango giuridico della nostra Costituzione la cui applicazione è stata fatta salva dallo stesso ridetto Ministro che ne ha garantito il rispetto anche nel testo del suo decreto sicurezza bis, di cosa ci si vuole rammaricare? Della più che giusta liberazione di Carola che, a prescindere da ogni pregevole virtuosismo interpretativo, ha indiscutibilmente agito nel pieno rispetto delle leggi vigenti ed in chiaro stato di necessità? La maggioranza di governo, o quanto meno una parte di essa, in assenza di una decisione seria e risoluta sul se continuare o meno a far parte dell’Unione Europea, la quale ci impone il rispetto di vincoli e regole di vario genere, deve smetterla di assumere atteggiamenti assolutistici contrari allo spirito democratico ed insieme necessariamente liberal garantista della nostra Costituzione. Diversamente, ad attenderci, saranno solamente l’abuso di potere, le divisioni tra le diverse etnie, il nazionalismo esasperato, la chiusura e la paura verso il “diverso”, l’isolazionismo. Vogliamo davvero questo? Io no.

Giuseppina Di Salvatore

(avvocato - Nuoro)
© Riproduzione riservata