È la resa. A sei anni dall'arresto non c'è una sentenza definitiva ma solo la conferma in Appello di una condanna a 30 anni per traffico di droga: ecco perché Graziano Mesina viene scarcerato. Tra due giorni sarebbe decorso il termine entro il quale si sarebbe dovuta esprimere la Cassazione. Invece i giudici non hanno ancora depositato le motivazioni del verdetto d'appello, emesso tredici mesi fa. Per evitare la libertà totale è stata cambiata la misura cautelare: obbligo di firma e di dimora a Orgosolo più divieto di espatrio.

Nessun fraintendimento: non si resta in carcere più di sei anni in attesa del giudizio definitivo.

Il punto è un altro: perché il processo non si è concluso nei tempi previsti? Mesina non è un imputato qualunque ma il simbolo della criminalità barbaricina. Che oggi, sì, è diversa ma di recente ha voluto dare un segno bruciando la macchina di un carabiniere a poche ore dall'apertura della nuova caserma di Orgosolo, presidio dello Stato in un territorio che vuole prendere le distanze dal passato. Certo, se l'uomo cambia non può essere sempre sovrapposto al simbolo. Ma non è questo il caso: Mesina è tornato in libertà diverse volte e sempre ha commesso nuovi reati, da condannato graziato ha perfino trafficato in droga. E attenzione a distinguere fra stupefacenti, sequestri e omicidi: la mattanza di una settimana fa a Cagliari, un vecchietto ammazzato nel sonno e un altro sopravvissuto per caso, è figlia della droga.

Graziano Mesina esce dal carcere presunto innocente con due sentenze conformi di condanna: qualunque sia la causa per la giustizia è una gravissima sconfitta.

Maria Francesca Chiappe
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