Dobbiamo costruire una "porta d'ingresso" perché il nostro mondo archeologico ha bisogno di segni nuovi, marcati e inequivocabili, immediatamente riconoscibili dall'esterno. La porta è infatti un riferimento preciso che rimanda alle tradizioni spirituali sia dell'oriente, sia dell'occidente, e la sua simbologia è riconosciuta in epoche e culture diverse. Il "varcare una soglia" ha il significato di abbracciare una vita diversa, di affacciarsi su un mondo nuovo.

La soglia, inoltre, separa il territorio caotico dell'esterno dallo spazio protetto, dall'ambito della sicurezza, dalla dimensione di ciò che si possiede. La porta d'ingresso comunica attenzione e rispetto, e segnala la manifestazione dell'umano o del divino. Nell'antica Grecia, la porta, non casualmente, è il luogo di Hermes, il dio dei cambiamenti, dei viaggi, dei confini, della comunicazione.

Costruiamo una porta d'ingresso della Sardegna archeologica, abbandoniamo il caos presente, le narrazioni fasulle, la sciatteria dilagante. Per me questa porta non può che trovarsi nel Sinis, a fianco dei Giganti che sono l'espressione più lampante della nostra passata grandezza e più coerente con l'obiettivo di presentare l'incredibile civiltà di cui siamo eredi. Riportiamo i giganti da Cagliari nel Sinis (a quale politico è venuta la malaugurata idea di separarli? Come mai in Cina non hanno separato l'Esercito di Terracotta?) e realizziamo un museo adeguato, degno dell'importanza dei reperti.

Dimentichiamo il poco dignitoso museo civico di Cabras (o modifichiamolo profondamente, dalle fondamenta), oggi ospitato in una specie di scuola elementare di basso livello, piccola, brutta, senza supporti per turisti e studiosi.

Costruiamo un museo all'avanguardia, che conservi, comunichi e indirizzi, bellissimo, che abbia anche aule, laboratori multimediali, sale riunioni, ecc., e che sia la nostra porta riconosciuta, il simbolo della Sardegna archeologica, il punto iniziale d'innumerevoli percorsi per visitatori e studiosi da tutto il mondo, attraverso le migliaia di siti dell'isola.

Riprendiamo a scavare nella collina dei giganti e in tutto il Sinis, dando enfasi all'avvenimento e invitando esperti e professori internazionali, i migliori; mettiamo a punto un data-base completo di tutti i siti sardi, che abbia diverse chiavi di lettura e diverse "uscite" in funzione degli obiettivi dell'analisi; comunichiamo professionalmente i nostri tesori, in maniera via via più esaustiva, portandoli all'attenzione delle università più qualificate al mondo, dei centri di ricerca, del pubblico.

Utilizziamo a questo scopo i media più efficaci e titolati, e i testimonial più credibili; ricerchiamo, nel mondo, finanziatori interessati a finanziare un singolo sito, un percorso di siti, una tecnologia o un'intera area archeologica; utilizziamo le migliori tecnologie (un ottimo esempio si trova per esempio a Mamoiada) per differenziare la conoscenza e la comunicazione della Sardegna; mettiamo a disposizione borse di studio per studenti sardi e internazionali; lanciamo un Master Internazionale in Archeologia Sarda; organizziamo un convegno annuale mondiale dedicato alle ultime scoperte intervenute.

La Sardegna deve diventare nei prossimi anni uno dei cinque siti archeologici più importanti al mondo, la terra dei giganti, dei "costruttori di torri" (come ci insegna Massimo Pittau), dei navigatori e guerrieri conosciuti in tutto il Mediterraneo, la ricca sorgente di una civiltà straordinaria. E questo comunicando finalmente ventimila siti (impressionanti per quantità, varietà e bellezza!), e facendoli diventare un patrimonio dell'umanità disponibile a essere studiato e analizzato.

Mettiamo a disposizione i nostri tesori e facciamone non solo un museo a cielo aperto, ma un brulicante laboratorio frequentato da studenti e professori da tutto il mondo.

In poco tempo la storia della Sardegna sarà finalmente riscritta: le scuole sarde potranno insegnarla ai nuovi studenti restituendo loro lo spessore e l'orgoglio di essere sardi; la nuova identità, non basata su false tradizioni e riti imposti alla fine dell'Ottocento, ma su un passato stratificato e profondo, diventerà consapevolezza. S'interiorizzerà infine che noi siamo gli eredi di un popolo di giganti, di una civiltà millenaria non seconda a nessuna - nonostante generazioni di sedicenti studiosi si siano affannati a svilire e smitizzare, arrivando persino a negare l'evidenza, le iscrizioni, i reperti, e nascondendo per decenni le prove nei sottoscala.

Costruiamo la nostra porta d'ingresso: la Sardegna ha bisogno di simboli forti e di centomila nuovi posti di lavoro.

Ciriaco Offeddu

(Manager e scrittore)
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